Ben altra cosa sarebbe invece se si volessero delle regolazioni a "soglia" per le tensioni o le correnti massime e minime di ricarica.
ATTENZIONE!!! CIRCUITO ELETTRONICO FUNZIONANTE A TENSIONE DI RETE!!! Usare la massima prudenza e NON intervenire sul circuito se non dopo aver staccato la spina!
Molti anni fa mi trovai di punto in bianco nella necessità di ricaricare frequentemente la batteria del mio trattore, ormai tanto vecchia da essere pressoché in età di andare in pensione. Così pensai bene di autocostruirmi il caricabatterie, tanto di "ciarpame elettronico" ne avevo già ammucchiato perecchio. Così mettendo insieme quello che avevo realizzai questo:
Più in dettaglio:
Premetto che mi sono "perso" (probabilmente non volendo le ho cancellate.....) delle foto, tra quelle che avevo fatto per descivere la discussione, per cui alcuni passaggi non sono fotografati. Quì per esempio avevo anche fotografato l'interno, dove invece adesso manca il piccolo circuito stampato del regolatore. Infatti si vede sul "frontale" di rete il buco da cui sporge la manopola del potenziometro, che non c'è......
L'aspetto fa un po' schifo, ma era l'unico contenitore delle dimensioni giuste che avevo. Era di un vecchio alimentatore per computer industriali, della Pioneer Magnetics, capace di erogare 5V con 100A.
Anche l'amperometro è di recupero, ex amperometro in CA riadattato a funzionare in CC, infatti si vede che la scala dello stumento non è quella sua originale ma una rincollata per l'uso, di un altro amperometro guasto. Il tutto ha un aspetto molto "vissuto", ma consideriamo che stò parlando degli inizi degli anni '80..... Mi ha servito fedelmente per oltre trent'anni, e seguita a funzionare tutt'ora.
Per fare un caricabatterie di solito ci serve un trasformatore. In quelli commerciali è un trasfo con secondario a bassa tensione di voltaggio adatto, e primario con diverse prese. In quelli piccoli di solito ci sono un paio di interruttori, "lenta-rapida" e "+ corrente e - corrente". In quelli di potenza di solito c'è un grosso commutatore che commuta le spire sul primario per avere più o meno tensione sul secondario. Io a quel tempo l'unico trasfo che potevo utilizzare era uno da 250W, primario 230V secondario 24V. Così per fare una regolazione della corrente di carica pensai bene di utilizzare una vecchia scatola di montaggio: il Kit RS067 della Else Kit, un "dimmer" per regolare la luminosità di lampade ad incandescenza, o i giri di motori a spazzole.
Questo genere di regolatori funzionano per commutazione e NON si "sposano" bene con i trasformatori, in quanto essendo degli avvolgimenti, con la loro induttanza provocano dei picchi di commutazione sull'avvolgimento primario, che si traferiscono al secondario e possono provocare danni ad alcuni utilizzatori, per cui dovetti usare degli accorgimenti. Lo schema che ne uscì fuori dopo qualche tentativo era questo:
"C" corrisponde a "M" sullo stampato, e indica i morsetti a cui si applica il carico, mentre "R" è dove si applica la tensione di rete, che sullo stampato corrisponde al simbolo che sembra un'ondina.
La parte di schema sotto al trasformatore e al raddrizzatore è lo schema del Kit, ricavato dallo stampato del dimmer smontato in questi giorni. È un normalissimo variatore di luminosità per lampadine a filamento, usa un Triac (diodo controllabile bidirezionale per CA) e pochi altri componenti, tutti molto economici.
La fortuna (a volta ci vuole.....) volle che capitai su un Kit con circuito ben studiato, con una regolazione fine e molto progressiva. L'avevo preso per usarlo con il trapano, che a quei tempi quelli col regolatore elettronico non c'erano (o costavano un botto), poi finito l'uso per cui serviva era finito nella "solita" scatola. Da allora ne ho provati anche altri, ma devo dire che questo, almeno per ora, è quello che mi ha soddisfatto di più.
Come si vede nello schema, dopo il trasformatore, sul secondario, c'è un ponte raddrizzatore, adatto alla corrente di carica che si vuole usare e con almeno un centinaio di Volt di tensione. Questo per quei famosi "picchi". Subito dopo in quel vecchio schema lì c'è una resistenza, di quelle avvolte su una sorta di "candela" di ceramica, da 1 Ohm e almeno 20 o 30W, che filtra in parte i picchi di corrente. Purtroppo a quel tempo non mi venne in mente di usare una induttanza, invece che una resistenza, per cui con correnti elevate scaldava un po' come una stufetta..... Subito dopo c'è un "grosso" (10.000uF 50V) condensatore elettrolitico per assorbire quello che resta dei picchi di corrente, poi l'amperometro, e infine un grosso diodo a bullone, proporzionato alla corrente che ci transita, che serve a non lasciare il circuito sotto tensione se si spegne il caricabatterie senza staccare i morsetti, o se manca la corrente..... Che a quel tempo quì succedeva abbastanza spesso.
Sia il ponte raddrizzatore che il diodo sono montati su dissipatori alettati, che dissipano diversi Watt entrambi. Il ponte dà quasi 2V di caduta, per cui dissipa quasi 2W per ogni ampere che ci transita, il diodo circa la metà, ma si possono raggiungere anche i 10A nei primi momenti di ricarica.
Il circuito stampato del dimmer eccolo quà:
Anche quì ho già sostituito un paio di componenti con altri nuovi per tensioni maggiori, ma il circuito è sostanzialmente lo stesso.
Dovendo replicare il tutto per un caricabatterie nuovo, per me ma anche per dimostrazione nel forum


Sotto si vede il primo montaggio:
Le foto si riferiscono ad un primo tentativo, sul secondo ho montato dei componenti migliori (come sul vecchio) e il Triac al contrario, e messo un dissipatorino verticale sullo stampato, tanto la sua dissipazione è minima anche col regolatore messo a palla.
Il trasformatore che ho usato è un 230V al primario e un 9+9 al secondario, da 180W. Usando gli estremi del secondario si hanno 18V, più che adatti per ricaricare una batteria a 12V, con 10A "possibili" a batteria scarica. La tensione secondaria per il trasfo da usare per batterie fino a 12V può variare tra i 18 e i 24V, di più ci costringerà a mantenere il regolatore sempre la minimo, con scarsi rendimenti, mentre con di meno di 18V è probabile che non si possano raggiungere le tensioni sufficienti ad una buona desolfatazione o una equalizzazione a fondo.
Il trasfo è questo:
Era già stato "accroccato" per fare delle prove..... Comunque anche questo è abbastanza vetusto, tant'è che non ne ricordo la provenienza.

Il seguito sui prossimi post.