Un mio amico, già oltre vent'anni fa, usava dissaldare componenti elettronici da vecchie schede industriali e circuiti stampati di ogni sorta usando una fiamma a gas. In precedenza si era cimentato con saldatore e succhiastagno, ma ci si impiegava un sacco di tempo, poi per i componenti come gli integrati a molti piedini, il risultato era che spesso non si riusciva bene, bisognava forzarli e si rovinavano. Aveva provato anche con un grosso saldatore elettrico da 2 o 300W, ma senza miglioramenti "consistenti", e soprattutto non funzionava con i componenti SMD. Con la fiamma invece i componenti venivano via facilmente, in quanto si scaldava la vetronite e si sfilavano abbastanza bene. Unico neo: la fiamma dava fuoco alle vernici, ai disossidanti, ai fluidificanti e a quant'altro ci stava sopra, col risultato di fiamme e fumo a non finire. Alla fine si otteneva qualcosa, si, ma si rischiava di finire intossicati..... E poi qualcosa si bruciava sempre.
L'ultima miglioria che abbiamo introdotto è stato l'uso di una pistola ad aria calda. Di quelle per sverniciare oggetti metallici, anche da quattro soldi, purché abbia una discreta portata d'aria calda e una buona temperatura.
L'attrezzatura che uso (e che ho usato per questa dimostrazione) è questa sotto.
Morsa al banco (o fissata su qualcosa di pesante e stabile) con vassoio di cartone incastrato intorno, per non far cadere in terra i componenti dissaldati.
Pistola ad aria calda in questione, e pinza a becco lungo, anche vecchia e usata, alla quale ho storto leggermente in dentro le punte, in modo da poter estrarre meglio gli integrati lunghi o tirare i componenti piccoli con più precisione.
Secchio di plastica bianca pulito da 20 litri per contenere il materiale recuperato, ma si può sostituire con qualsiasi altra cosa. Ho usato quello perché più suggestivo e più simpatico da fotografare.
Il materiale di partenza è questo:
Scatolone con dentro schede madri di computer, stampati di TV, schede industriali, schede ex grosse fotocopiatrici, alimentatori vari....... Ecc.
Altra scatoletta simile. (Motore da 10HP sullo sfondo

Floppy e hardisck guasti, e anche un vecchissimo driver da 360Kb per dischetti morbidi (archeologia informatica

Si comincia mettendo una scheda nella morsa, serrata verticalmente.
E' una scheda madre da computer, una buona scheda madre delle ultime generazioni, che un mio amico ha "scacciavitato" di striscio mentre sostituiva il dissipatore sulla CPU. Il risultato è che non parte più..... Lui si stà mangiando i gomiti, io dissaldo i componenti. Purtroppo, almeno per me, da queste schede posso recuperare ben poco: qualche integrato stabilizzatore di tensione, degli elettrolitici (di solito quelli vicino la CPU sono "secchi" per il calore.....), le impedenze toroidali e poca altra roba.
Si comincia scaldando la scheda dietro il componente prescelto, un po' più da vicino di come si vede il figura, fino a che le saldature fondono.
Mentre da davanti si tira leggermente il componente da staccare. In questo caso si tratta di un transistor di potenza dell'alimentazione, un modello SMD di grosse dimensioni, riutilizzabile anche in stampati normali.
Alla fine questo è quello che ho dissaldato: qualche transistor, elettrolitici, toroidi e quarzi oscillatori. Devo dire che su tutte le schede informatiche se ne trovano a bizzeffe e di tutte le frequenze.
Mettiamo su un'altra scheda, questa è di un grosso alimentatore di fotocopiatrice da cartoleria. Quì mi diverto di più.......

Procedendo nello stesso modo.....
La scheda "cannibalizzata".
E il materiale recuperato. Oltre che più divertente è stata più "remunerativa".
Salvo qualche rara eccezione, in genere componenti di plastica scadente o molto economici, tutto ciò che si recupera così è efficiente. La componentistica per montaggio industriale sopporta bene apporti di calore per periodi abbastanza lunghi, in quanto destinata a saldare con procedimenti a sfioramento o scorrimento della lega saldante. Naturalmente meglio non esagerare.....
Mi fermo qua, altrimenti il post diventa troppo lungo.