Il problema di collegare le batterie assieme è più marcato per il parallelo, meno per la serie, nel caso di Barabba è sufficente recuperare delle celle 2V simili alle sue, per esempio un banco di un muletto usato, estrarre quelle in miglior salute e metterle in serie alle tudor esistenti.
Potrebbe anche pianificare l'autocostruzione se si sente in grado, guarda che mettere sul forum tutta la documentazione del lavoro fatto non è facile e richiede tempo, lo faccio non per vanità, non me ne frega niente, ma per dare un idea ed un aiuto a chi come me ha l'impianto offgrid e che purtroppo soffre dell'annoso problema dell'accumulo, che è sempre il tallone d'achille in questa configurazione.
Condivido le mie esperienze cercando di documentarle al meglio possibile con lo scopo di vedere altre persone appasionate riuscire a realizzare la propria indipendenza energetica con un sistema valido che duri negli anni e che sia affidabile anche perchè studiando i prodotti commerciali negli anni mi sono talmente incazzato nel vedere come i produttori ci prendano per i fondelli su concetti che ad indagare sono veramente banali.
Parlando di parallelo il problema dell'impedenza interna è solo una questione di come si suddivide la corrente e dei corti:
1) la corrente --> scorrerà più forte nel ramo delle batterie con minor impedenza, queste potrebbero essere quelle più nuove o quelle più grosse, o ancora se colleghi delle tubolari in parallelo a delle piane la corrente scorrerà preferenzialmente nelle piane da avviamento, il chè di per se non sarebbe un vero problema se non altro per il fatto che ti fà invecchiare prima alcune batterie rispetto alle altre collegate in PARALLELO
2) i corti --> se una cella va in corto la stringa a cui appartiene cambia il suo valore di tensione scalando di 2V e quindi diventa un ramo preferenziale per la corrente ma al contempo le altre stronghe di celle in parallelo diventano dei caricabatterie per la stringa a tensione più bassa e qui subentra il problema dell'sutoscarica tra batterie in parallelo
Con i diodi risolvi solo in parte il punto 2 perchè la stringa con la cella in corto non mangia energia dalle altre grazie ai diodi ma quando i pannelli iniziano a ricaricare la corrente trova una via preferenziale nella stringa con una o più celle in corto.
Quindi se elimini il problema de corti e hai delle piastre talmente spesse che la loro resistenza interna diventa inifluente nel circuito anche dopo 40 anni hai già risolto tutti i problemi, batterie fai-da-te come i secchi ne puoi fare anche a distanza di 30 anni e collegarle in parallelo si atuo adeguano da sole con i cicli nell'impianto, basta che le proporzioni di reagenti siano uguali, nel senso che se una stringa a carica completa ha una denisità maggiore di acido solforico rispetto ad un altra genera un voltaggio leggermente superiore, basta solo equalizzare la desnità dell'elettrolita nella fase iniziale di messa in opera.
Nel mio caso specifico il progetto per il futuro è di realizzare un accumulo con batterie fai-da-te, visto che ci metterò qualche anno a completare l'opera è scontato che quelle che verrano finite man mano le inizierò ad usare come appoggio, come aiuto al banco commerciale che uso attualmente, e per interfacciarle userò dei convertitori switching auto-costruiti pilotati dalla cpu centrale, ma ne avevo già accennato da qualche parte, non ricordo dove.
Il prototipo dei convertitori che ho intenzione di usare per trasferire l'energia da un banco all'altro è quello che stò usando per ricaricare i 6 elementi nei secchi prototipo, ovvero i 6 elementi secchio + il circuito con bobine in aria che le ricarica è proprio il prototipo di quello che mi accingo a replicare in scala, lo schema del "trasferitore di energia" da un banco all'altro è il seguente:


La sezione nel rettangolo rosso nello schema è provvisoria per fare test veloci.
Ma l'avevo già esposto altrove nel forum, le batterie non si vedono per niente tra di loro, è solo la bobina che ad ogni ciclo trasferisce un pochetto di energia, uso una bobina in questo circuit switching per trasferire energia in quanto adatta tensioni ed impedenze in maniera ottimale ed automatica, basta solo agire sull'ampiezza del pwm per regolare la quantità di energia, poi se un banco è a 48V e l'altro a 24 o 12 o 35 o 74 o 18V non importa, basta solo tarare il pwm per non sofrare certi limiti oltre i quali la resa cala.
Una tensione carica il campo magnetico, poi quando si apre il circuito il decadimento del campo magnetico genera una tensione tendente all'infinito ma che viene subito tagliata dalla tensione che sono in grado di assorbire le batterie destinazione, più la tensione è bassa e più lunga è il tempo di scarica della bobina di conseguenza più la tensione è bassa e più alta è la corrente media del regime discontinuo.
Per fare un esempio attualmente quando prelevo 1A a 48V ne immetto quasi 4A a 12V nelle batterie secchio, ed ecco fatto l'adattamento, inoltre caricando le batterie con i rilasci idnuttivi abbiamo anche un discreto effetto desolfatante, unico inconveniente è che non bisogna accenderlo senza carico in uscita altrimento il rilascio induttivo trovandosi di fronte un'impedenza elevatissima (l'uscita scollegata) fà salire la tensione così tanto da bruciare i mosfet nel giro di pochi millisecondi.
Un altra avvertenza è quella di usare batterie con elettrodi solidi e sani, ma io non ho di questi problemi, le batterie autocostruite hanno piastre conduttive molto spesse non c'è il pericolo di apertura del circuit accidentale.
Ad ogni modo prevedo di mettere uno scaricatore in uscita con circuito di sensing che spegne tutto in caso si aprisse il circuito, ma è ancora da realizzare e testare, ora il tempo liberò e interamente dedicato alla produzione di accumulatori.
Ora pensa a quel circuito doppio, uno che dal banco primario va verso quello secondario ed il secondo che dal secondario và varso il banco primario, la cpu centrale attiva uno o l'altro a seconda dello stadio di carica, ovvero se c'è sole ed energia in esubero ricarico le batterie secondarie (le ricarico per ultime perchè essendo molto più resistenti delle commerciali non si danneggiano restando scariche a lungo), poi al calar del sole la cpu spegne il primo circuito ed accende il secondo, invertendo il flusso di energia, ovvero scaricando le batterie secondarie per riversare energia nelle primarie in modo da limitare la loro scarica notturna e quindi la loro usura.
Un interfaccia di questo tipo mi permette di spostare la quantità di energia che desidero da un banco all'altro molto diversi tra loro, di fatti abbassa o alza la tensione indifferentemente, anche se le batterie nei secchi scendono a metà della loro tensione nominale lui su comando della cpu continua a spostare energia verso il banco primario.
Ovviamente poi programmerò la cpu centrale per fermarsi entro certe soglie.
Questa soluzione la userò fin tanto che le batterie comemrciali che uso attualmente godranno di buona salute e ne frattempo che le batterie secchio non saranno in numero sufficente, ma poi arriverò ad un punto che le secchio saranno in numero sufficente da alimentare l'inverter direttamente e quelle commerciali saranno sfiancate, a quel punto toglierò le commerciali e collegherò direttamente tutte le stringhe di quelle secchio all'impianto direttamente, e le commerciali ormai tutte corrose e/o in corto, insomma arrivate alla loro fine vita, diventeranno materia prima per nuove stringhe secchio.
Ecco questo è il progetto a grandi linee nella sua completezza, semplice da realizzare, c'è solo da tirarsi indietro le maniche, è solo questione di fare e fare piano piano con il tempo, mi piaciono le cose semplici
