Un "raschietto", o anche "raschiatoio" a secondo delle zone, di solito è una lama di acciaio dal bordo "spianato", che viene usata passando gli spigoli affilati del bordo sul legno da raschiare. Asporta dei sottilissimi truccioli lasciando la superficie liscia, e si ripassa finché il legno sotto prende l'aspetto o lo spessore che serve. Di solito il bordo si "riaffila" con un acciarino, ossia un oggetto piatto liscio di acciaio molto duro. Di solito si usa una vecchia lima a triangolo a grana sottile ormai consumata, che "acciacca" il bordo e ne ravviva gli spigoli. Tutta l'operazione di riaffilatura ecc ecc è piuttosto faticosa e abbastanza "lenta", e se il raschietto non serve per lavori di fino o per legno da intagli, al suo posto si può usare un ritaglio di vetro. Da un vecchio vetro da finestra si ritaglia un quadrato da circa 5 o 6cm di lato e il suo bordo, ovviamente tagliente, si usa per raschiare.
Prima che qualcuno cominci a parlare della pericolosità del vetro ecc ecc, preferisco dare qualche spiegazione. Il vetro che si deve usare deve essere spesso almeno 3,5 o 4mm, buon vetro da finestre insomma, in modo che non si spezzi durante l'uso. Poi ovviamente quando non raschia più va sostituito o rifilato, inutile premere più di tanto. Inutile aggiungere che per gli insicuri o per chi ha paura di usarlo si possono mettere dei guanti. Personalmente l'ho usato "a mano libra", con attenzione ma senza particolari cautele, e non ho riportato tagli o ferite, al più qualche graffio, che comunque me lo sarei procurato anche con un raschietto di ferro. Cautela e attenzione ci servono in qualsiasi cosa si faccia, anche le più banali.
In questi giorni mi sono trovato a dover restaurare le finestre della casa di mia figlia, ormai ridotte dal sole e dall'acqua come si vede in foto.
Avevano ragione loro, ovviamente, visto che erano 8 o 10 anni che erano state installate e non più ripassate. Il legno con cui sono fatte è legno di Iroko, un legno duro e compatto, molto adatto a serramenti e molto resistente alle intemperie, ma si sa... Dopo tanti anni..... Il lavoro che vedete è stato fatto solo sulla parte esterna delle finestre, quella interna è perfettamente integra e solida, ed è stata lasciata com'era.
Questa sotto è la finestra della cucina, una di quelle più rovinate e la più grande di tutte.
Più in particolare.
Il vetro di fronte.
Sfilate le due ante col vetro e portate sui cavalletti, per prima cosa ho smontato il battente e i gocciolatoi, ossia quelle due bacchette in basso che servono per riparare l'acqua al bordo inferiore della finestra. Con un cacciavite a lama piatta e una vecchia spatola su cui appoggiarsi per non "acciaccare" il legno li ho schiodati e scollati dalla loro sede.
Dopo scollati.
Particolare della differenza tra la superficie rovinata dalla luce del sole, e poi dall'acqua, e quella riparata dalle bacchette scollate.
Scollando e schiodando i due gocciolatoi, uno di questi si è scheggiato. Purtroppo i chiodi che lo fissavano erano abbondantemente arruginiti ed estraendoli hanno portato con se alcune schegge di legno del bordo esterno più sottile.
Ho rimediato incollando le schegge con buona colla da falegname, che però ha bisogno di qualche ora per indurire, così ho adottato il sistema delle mollette per stendere i panni per tenere stretti i vari pezzetti. Nel caso che le schegge da incollare siano piccole o sottili, si può ricorrere anche a della colla cianoacrilica, che secca immediatamente, ma non su parti che debbano fare resistenza o abbiano bisogno di flessibilità.
Mentre la parti incollate si asciugano, si scartavetrano le parti in piano e più larghe. Ho usato una scartavetratrice elettrica, di qualle a nastro, dette in gergo "a carrarmato", o "a cingolo", a secondo dei posti.
Come si vede dalla foto, per quanto si regoli e si "accosti" il nastro a lato, un piccolo bordo vicino alla cornice che regge il vetro, non rimane scartavetrato. Rimane un bordino rialzato e scolorito ben visibile e molto brutto.
A questo punto ci serve il raschietto, che in questo caso è fatto con un ritaglio di vetro.
Come si vede benei due bordi taglienti dello spigolo del vetro raschiano sia il bordino lasciato dalla scartavetratrice che il lato della cornice che regge il vetro. Molto velocemente asporta i resti del protettivo usato in precedenza e spianano l'angolo del bordo.
Con lo stesso sistema si può raschiare l'interno della cornice a contatto col vetro. Sempre tenendo ben spianato il raschietto si asporta la superficie rovinata del legno e lo spigolo arriva bene fin sotto il vetro della finestra. Difficilmente riuscirà a graffiarlo, in quanto sono dello stesso materiale, poi naturalmente non è in quella direzione che si preme, ma in basso verso il legno. Con una punta in acciaio invece il rischio di graffi è maggiore.
Come si vede quì sotto, con l'uso il bordo del vetro si consuma o si scheggia.
In questo caso si può ritagliarne un centimetro dal lato che ci serve, usando i sistemi che ci ha insegnato il buon Mastrovetraio.
Se i lati che "lavorano" sono due e si stà usando lo spigolo, basta ritagliarli entrambi. Ricordiamoci che gli spigoli che raschiano in totale sono quattro: due per lato di ogni taglio, per cui basta "girare" il vetrino e si hanno spigoli "nuovi". Molto utile se si deve lavorare "a dritto e a rovescio", ossia di destra e di mancina.
Alla fine si avranno un sacco di ritagli di vetro, da portare all'apposito contenitore di raccolta, ma il sistema è facile e veloce.
Se il raschietto si fa troppo piccolo per essere maneggiato agevolmente, se ne ritaglia uno "nuovo" dal solito pezzo di vetro.
Con lo "spigolo" del taglio del vetrino si possono "ripassare" scanalature e scorniciature, come si vede sotto.
Se la cartavetrata ha lasciato la superficie rugosa e opaca a vedersi, con un vetrino nuovo si possono raschiare con leggerezza le superfici scartavetrate, che rimangono in questo caso più lucide e meno opache. Per ripassare una superficie piana conviene che il vetrino sia tagliato ben dritto, altrimenti lascia solchi con gli spigoli. Meglio ancora sarebbe se fosse tagliato con una leggerissima curva che gli lasci una "gobba" appena appena visibile, in questo caso ripassandolo a fasce parallele non riga la superficie e lascia il legno lucido. Molto più facile da rifinire poi con impregnante e finitura.
Finito il lavoro "grosso" si ripassano con la scartavetratrice anche le striscette dei battenti e dgli sgocciolatoi. Ho usato la scrtavetratrice messa sottosopra, premendoci le stiscette, in questo modo è più facile controllarne il lavoro e la pressione, in quanto sono pezzi molto piccoli. Attenzione a non lasciavi sgusciare la roba dalle dita, che altrimenti finiscono contro la cartavetrata, e in quel caso si, che rischiate di spuntarvele.

Per rifissare gli sgocciolatoi invece di usare dei chiodi ho usato delle viti ottonate da 3mm di diametro, lunghe quanto basta, per cui ho ripassato i fori lasciati dai chiodi con una punta dello stesso diametro. Il resto del foro rimasto nella finestra serve da "guida" alla punta della vite, che ripiazza perfettamente a posto la cornicetta nella stessa esatta posizione in cui era prima, e la fissa sicuramente meglio del chiodo che c'era prima. Il rifissaggio delle varie cornicette però l'ho rimandato a dopo la seconda mano di finitura, veremo poi perché.
A questo punto la parte in legno è completamente raschiata, per cui si "incartano" i vetri con nastro da carrozziere, in modo che passando l'impregnante col pennello non si sporchino e poi non ci sia necessità di grattarli per pulirli.
Inizio della prima mano di "impregnante".
Più in dettaglio.
Io uso dei prodotti della Casati che ho trovato buoni, ma nessuno vieta di usare i prodotti che preferisce o quelli che si ha in zona. Conviene usare prodotti di buona qualità, è un lavoro che non si può fare tutti gli anni, e un prodotto buono può fare la differenza. Proprio oggi a casa di amici ho visto delle finestre ridotte molto peggio di queste e in molto minor tempo.
Ho ripassato tre mani di impregnante, prima di passare la finitura, lasciando il tempo di essere assorbito e di asciugare. In genere a circa 12 ore di distanza tra l'una e l'altra. Alla terza mano il pennello si sentiva "scivolare" sul legno, segno che il prodotto era penetrato e aveva saturato le venature, insistere oltre è inutile, al resto pensa la "finitura"
L'impregnante è un prodotto molto più liquido e penetrante della finitura, se si ha la costanza di ripassarlo ogni ora si vedrà che in molti posti il legno seguita ad assorbirlo, ma si rischia di "sovrapporre" e "spellare" gli strati dove non è completamente penetrato e non è asciugato bene. Per la finitura tra uno strato e l'altro è meglio che passino 24 ore, in modo che lo strato sottostante sia perfettamente asciutto e non spelli all'applicazione di quello successivo.
Dopo le tre mani di impregnante.
Quì forse si vede meglio.
Scorcio del cortile con l'imboccatura della cisterna, e arco d'ingresso sullo sfondo, quello nell'avatar, visto dall'interno.

A questo punto si danno le mani di finitura, a distanza di 12 ore una dall'altra, tirando bene il pennello nel senso della vena del legno, curando specialmente all'incrocio del telaio del vetro. Durante l'applicazione della seconda mano di finitura, che risulta densa come una vernice senza diluente, si rimontano le cornicette e i gocciolatoi mettendo col pennelo sotto al posto della colla molta finitura, e quella che uscirà fuori al momento di stringere le viti si raccoglierà e si ripasserà di nuovo col pennello, in modo da non lasciare scolature. L'eccedenza della vernice trasparente di finitura riempie le fessure impedisce l'infiltrazione dell'acqua e funziona da colla, ma nell'eventualità che si debba rifare un lavoro così pesante sarà molto meno difficile da riscollare rispetto ad una vera colla.
Dopo essere state riappese al loro posto, quando ormai sono asciutte, un ulteriore colpo di pennello finisce di riempire eventuali fessure rimaste.
Questo è l'aspetto della finestra a lavoro finito.
Quella opposta.
Qualche altro particolare.
Come ho spiegato allinizio, non si tratta del lavoro di un professionista, ma l'importante è che il lavoro sia riuscito. Un paio di anni fa avevo provato con la vetrata del balcone, molto mal ridotta, e visto che dopo un paio d'anni ancora non si è "mosso" niente ho pensato bene che si poteva fare anche sul resto delle finestre. Nel frattempo ho montato all'esterno delle veneziane in alluminio, che riparano il sole e gli schizzi d'acqua, per cui la durata delle imposte dovrebbe essere assicurata.
Qualcuno obbietterà che infissi in alluminio o in plastica avrebbero evitato tutto questo, altri potrebbero parlami di quelli "misti" in alluminio all'esterno e in legno all'interno, per evitare ciance inutili tengo a precisare che a me "il legno piace", e mi sento di sobbarcarmi eventuali lavori di manutenzione. Oltretutto coi moderni prodotti di protezione le varie manutenzioni si diuiscono molto nel tempo.
Spero di essere stato esauriente e utile a qualcuno, per eventuali domande o dubbi sono sempre quà.
