orto estremo

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orto estremo

Messaggio da maxdef » 14 lug 2013, 14:37

http://www.indipendenzaenergetica.it/do ... n.Pean.pdf

un orto senza acqua e protetto dagli animali selvatici,può tornare utile sull'isola :mrgreen:

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maxlinux2000
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Re: orto estremo

Messaggio da maxlinux2000 » 15 lug 2013, 7:56

interessante il discorso, oggi me lo stampo.

Metto qui sotto il testo per favorire i motori di ricerca. Per vedere le foto, scaricare il pdf




UN’ALTRA SPECIE DI ORTO


INDICE

Prefazione........................................................................2

1. AMBIENTE: LA FORESTA...........................................3
Una Nuova Fonte di HUMUS
- Nutrire il Terreno...........................................................3
- Materia Cruda................................................................4
- Area di Compostaggio..................................................5
- Sito Dimostrativo...........................................................6
- Impregnazione...............................................................7

2. AGRICOLTURA: IL TERRENO...................................11
Coltivare senza Irrigazione
- Condizioni d’Uso..........................................................11
- Applicazione.................................................................12
- Copertura......................................................................17
- Risultati.........................................................................19
- Patinatura......................................................................21

HUMUS.............................................................................28
Il Nutrimento FONDAMENTALE per il Terreno
-Vigne ed alberi da frutta................................................31
-Cereali.............................................................................32
-Prato................................................................................33

Industrializzazione del Composto di Sterpaglie..........34









1

PREFAZIONE

Tutto cominciò un giorno, per Jean Pain, molti anni fa, quando un uomo arrivò a casa
sua e disse: “Perchè non coltivate la terra? Fate del giardinaggio, piantate degli alberi,
coltivate la vigna, crescete il vostro grano e fate del pane!”.
L’uomo si chiamava Marcel Bretineau, e morì poco dopo, senza aver potuto dirgli
molto di più al proposito, eccetto che le leggi di natura vanno rispettate.
Passarono parecchi anni, anni studiosi e laboriosi, durante i quali Jean si immerse nei
testi, leggendo avidamente tutto sulle scienze forestali ed agricole. Condusse molteplici
esperimenti sulla nostra terra. Jean stava ricercando.
Da allora molte persone gli hanno chiesto ripetutamente di spiegare per iscritto il suo
metodo per ottenere il meglio dal terreno, e perciò ho pensato che nessuno meglio della
sua compagna di vita possa spiegarlo per lui, visto che Jean non é molto incline allo
scrivere.
Non avendo l’erudizione di mio marito in materia agricola, proverò ad esprimermi
chiaramente e semplicemente, con la speranza che tutti mi possano comprendere.
Eviterò dunque le trappole dei termini scientifici.

UN’ALTRA SPECIE DI ORTO (non trovo titolo più eloquente) sarà quello in cui ogni
terreno possa essere coltivato ed ogni pianta cresciuta, un orto in cui nessun tipo di
trattamento, curativo o preventivo, verrà utilizzato, poichè consideriamo che un terreno
od una pianta trattata sia incapace di produrre un lineaggio robusto.
“Se una pianta si ammala” dice Jean Pain,”attraverso qualche deficenza.o attacco
fungale, l’unica persona responsabile é l’agricoltore”, e spetterà a lui “trovare un
nutrimento perfettamente bilanciato al terreno, per prevenire una ricorrenza del
problema: utilizzare un palliativo applicando qualche prodotto potrebbe causare un
indebolimento della linea e dunque creare un crescente e persistente sbilanciamento”.
Jean continua dicendo, “non credo che per quanto riguardi il lavorar la terra, esista un
metodo globale o un sistema uniforme. Dovrebbe essere l’agricoltore che si adatta,
decisamente, al terreno di cui ha la responsabilità, questa terra che ha in prestito e dalla
quale deve trarre il maggior beneficio per tutti, incluso se stesso, considerandone il
carattere, la personalità ed il comportamento, a seconda del clima, pedologia e geologia.

La sola cosa che resta generale, polivalente ed indispensabile, é il dare o ri-dare alla
terra l’HUMUS in qualsiasi forma ed, aggiungiamo,
QUESTA E’ LA NOSTRA ULTIMA POSSIBILITA’;
L’umanità deve agire economicamente, poiché nessuno ha più diritto di bruciare
materia organica di alcun tipo, dai rifiuti domestici a quelli urbani, dalle segherie e
fabbriche d’imballaggio, alle sterpaglie ottenute ripulendo le macchie. Eppure ogni anno
milioni, sì, milioni di tonnellate di sterpaglia derivata dal bosco, sono a disposizione
dell’agricoltura; costa poco, ma é incomparabilmente ricca, e ci dà l’unico fertilizzante
che, oltre ad essere cibo immediato e perfettamente bilanciato per il terreno su cui
coltiviamo le piante per il nostro sostentamento, diverrà al tempo stesso l’HUMUS
nutritivo di domani. E’ l’ideale per ogni tipo di coltivazione: cereali, erbe mediche,
alberi da frutta e vigne, come pure per i vegetali e la crescita dei fiori.



2




1. AMBIENTE: LA FORESTA


Per proteggerla dal fuoco, bisognerebbe sempre fare un giudizioso sfoltimento della
macchia; é L’UNICA E RADICALE SOLUZIONE al problema degli incendi forestali.
Per sfoltimento giudizioso intendo dire che vanno mantenuti i punti con maggior
fogliame e tronchi pù spessi , per permettere agli uccelli e gli animali selvaggi di
costruirci i propri rifugi, naturalmente lontano dalle strade trafficate. Lo sfoltimento
dovrebbe venir fatto a scacchiera, adattandolo al terreno e dividendolo in riquadri come
un foglio da disegno.
Naturalmente, lo sfoltimento costa denaro ed ENERGIA e fin’ora non ha dato nessun
guadagno; é stato semplicemente un buco che inghiottiva risorse nazionali e regionali.
Ora, per la prima volta, grazie al compostaggio delle sterpaglie insieme al concime
organico e all’ENERGIA così ottenuta, possiamo intravedere la possibilità di recupero
del bosco mediterraneo: eviteremmo il pericolo di incendi, senza spesa per lo Stato,
fertilizzando e al tempo stesso ricostruendo un terreno povero o disastrosamente debole
e completamente carente di HUMUS.
In questo modo tutti ne trarrebbero beneficio. Incidentalmente, sono rimasto stupito
sopratutto dal fatto che di tutte le persone che mi hanno visitato negli ultimi anni, gente
competente in materia forestale ed agricola, nessuna ha messo in discussione la mia
idea; al contrario, c’é stata un’unanime approvazione. C’é dunque posto per la speranza,
poichè tutto é possibile.
L’uso del composto di sterpaglie nel programma di riforestamento aiuterà le piantagioni
di alberi ad attecchire meglio e crescere più velocemente. Si può così guadagnare anni
nella ricostruizione di un bosco distrutto dal fuoco, dove anche l’HUMUS di base é
stato bruciato, lasciando la madre pietra a nudo. Ho in mente la Francia dell’Esterel e le
Maures, la Corsica, e poi la California e la Sierra Nevada, che abbiamo visitato
recentemente.
L’attrezzatura per spezzettare e compostare industrialmente é stata inventata anni fa, ed
viene usata per i rifiuti urbani da ormai molti anni; l’ambiente rurale, che ne ha così
bisogno, dovrebbe utilizzarla proprio per questa vitale rigenerazione.


NUTRIRE IL TERRENO

“Bisogna fare del nostro meglio”, dice Jean Pain,” per restare il più vicino possibile
agl’insegnamenti della foresta”. Il cibo del terreno é principalmente e primariamente
materia vegetale, che egli definisce materia vivente quando é ancora verde. Abbiamo
molta cura nell’utilizzala così per elaborare composti, ovunque possibile. Rimettendo
una sostanza tale nel terreno dopo il compostaggio, qualunque pezzo di terra, per quanto
povero, diventerà fertile e pronto a crescere vegetali.
Dal minuto filo d’erba alla sequoia gigante, ogni pianta é potenzialmente HUMUS.
Il composto di sterpaglie sarà per il terreno sia nutrimento che telaio,
“HUMUS VIVENTE”.

3

(verso la fine di questo libro, vedremo come utilizzare questo HUMUS VIVENTE in vari
modi, come fertilizzante generale su ogni terreno)



MATERIA CRUDA




In questa vista ravvicinata possiamo riconoscere le piante che abbiamo raccolto per il
composto: quercia, pino, timo, rosmarino, lavanda, scopa, ginepro, ginestra, felce,
euforbia, dafne, salsaparilla, erica, santoreggia, ginepro rosso, lentisco, ruta , in effetti
qualunque pianta, senza eccezione, preferenza o proporzione.
Il fattore essenziale é la varietà. E’ così che otterremo un equilibrio nel composto.
C’é una sola restrizione, ed é il diametro dei rami più grandi, che non dovrebbe
eccedere gli 8mm in caso di compostaggio manuale.
Questo implica che la clorofilla non dovrebbe essere completamente eliminata, o ciò
distruggerebbe le piante, ma alcuni dei tronchi e rami dovrebbero venir tagliati.
Incidentalmente, essendo più teneri e meno legnosi, si decompongono più velocemente.
Non é il caso di eliminare lo schermaglio delle piante, ma semplicemente diradarlo.
In questo modo possiamo giocare la nostra parte nella protezione dell’ambiente.

Nel caso di compostaggio su larga scala, giustificato dal riciclaggio del prodotto
ottenuto dallo sfoltimento di grandi aree ( bordi delle strade, strade forestali, strisce di
prevenzione incendi, etc.), questo diametro di 8mm verrà considerevolmente ecceduto.
La tecnica di raffinamento e compostaggio sarà allora differente. Svilupperemo questo
argomento nel capitolo “INDUSTRIALIZZAZIONE DEL COMPOSTAGGIO DI
STERPAGLIE”.







4


L’AREA DI COMPOSTAGGIO





Qui possiamo vedere Jean approfittare di una giornata di pioggia per bagnare le
sterpaglie raccolte di recente, con l’intenzione di preparare un mucchio per il
compostaggio. E’ sempre consigliabile avere a disposizione un vasta area di
compostaggio. Questo ci permetterà di lavorare senza restrizioni di movimento durante
le varie fasi di lavoro. Quì, per esempio, siamo in uno spiazzo nella foresta, con poca
vegetazione ed una superficie piatta. Così sarà facile raccogliere l’acqua piovana,
stendendo teli cerati sul terreno, con i bordi rialzati. Questo nel caso in cui non ci siano
altre sorgenti d’acqua a disposizione.









5

IL SITO DIMOSTRATIVO





Questo é il sito che Jean scelse per dimostrare ad alcuni amici il valore del composto di
sterpaglie.
In pratica, la terra non é arabile. Brevemente, ecco la posizione e le caratteristiche di
questo terreno, insieme al micro-clima: il sito é a dieci metri da una cima rocciosa alta
420 metri. Grandi rocce di gesso, sottosuolo sabbioso; l’acqua é a 95m sotto terra.
Capacità di ritenzione dell’umidità, nessuna. Il sito é verso Sud. Situazione geografica:
nel cuore della Provenza. Le estati sono asciutte, brucianti (la temperatura media
giornaliera dalla fine di Giugno alla fine di Agosto é di 35° all’ombra).
Sul terreno potete vedere un’area di scarsa vegetazione che esisteva sul sito due anni
prima che la foto fosse scattata.
Qui siamo alla fine di Giugno. Quella particolare estate, la poca ombra era data da rami
di pino che erano stati tagliati lì vicino. Quest’ombra é presente solo in Maggio e
Giugno, per permettere alle piantine di attecchire saldamente, pronte ad affrontare la
torrida estate che quì abbiamo sempre. Proprio all’inizio di Luglio, questi rami vengono
rimossi e possono essere riutilizzati, per esempio come copertura finale per il mucchio
di composto.
Secondo Jean, quest’ombra é indispensabile nel caso di coltivazioni senz’acqua. Non é
applicabile naturalmente quando le piantine vengono innaffiate al momento della
piantagione e nei giorni successivi.
Quì, nessuna delle piantagioni riceve una goccia d’acqua; comunque, come vedremo più
tardi nel caso dei porri, quando vi é un lungo periodo di siccità, prima di piantare, vanno
PATINATE le radici, immergendole in una mistura di composto, acqua e argilla,
utilizzando dunque piccole quantità di acqua.






6



IMPREGNAZIONE

Ci sono vari metodi per impregnare la materia vegetale per il compostaggio.
Il primo consiste nel rigirare la materia vegetale ripetutamente sotto la pioggia, e poi
ammucchiarla rapidamente (vedi sopra). Questo quando non ci sono altri mezzi a
disposizione.
Il secondo metodo consiste nell’innaffiare il mucchio, sia con un innaffiatoio, oppure
con brevi doccie ripetute, affinchè il mucchio possa ritenere quest’acqua.
Nel terzo ed ultimo metodo, quello che Jean considera il più razionale, immergiamo la
materia vegetale in un tino, come nella foto sopra, od un bidone, una vasca o qualunque
recipiente non metallico.
Via via che la sterpaglia viene portata nell’area di compostaggio, dovrebbe venir
accumulata nel tino vuoto e pigiata fermamente. Dovrebbe poi essere mantenuta
pressata con una pietra, e poi il tino riempito d’acqua.
Lasciate poi per uno o più giorni, a seconda del diametro dei rami più grandi. Dopo di
chè, togliete dal “bagno” con un forcone, drenate bene, e mettete sul mucchio. Questo
processo viene ripetuto per quanto necessario, fino ad ottenere un mucchio di sterpaglia
di 4m, bagnato e compatto, aggiungendo l’acqua che può assorbire.
(A volte accade che, per mancanza di tempo, l’agricoltore non può accumulare il
volume sufficiente in breve tempo.Per evitare che si asciughi, perdendo i benefici
dell’impregnazione, la materia già impregnata e ammucchiata dovrebbe essere protetta
da rami o paglia.)
Questo é di fatto il volume minimo per permettere un’adeguata fermentazione. Non c’é
un volume massimo, ovviamente. Quello dipende dalle possibilità dell’agricoltore.
Comunque, Jean Pain trova che é meglio fare parecchi mucchi successivi, piuttosto che
un unico grande mucchio, per ragioni di accessibilità.
Occorrono ad una persona tre giornate di lavoro buone per raccogliere ed impregnare
questo volume di sterpaglia, che produrrà due tonnellate di composto pronte all’uso.
Questo é il punto di partenza per le fasi successive, che risulteranno, 111 giorni dopo, in
una sterpaglia compostata della migliore qualità, a condizione che le seguenti operazioni
vengano eseguite attentamente, scrupolosamente ed accuratamente.
Perchè l’operazione abbia successo, vanno presi in considerazione tutti i fattori .



7




Sono passate tre settimane dall’ultimo giorno di impregnazione.
Il mucchio é sceso ed ammorbidito. Decidiamo di compostare.
Con il forcone girato verso il basso (le punte in giù), procedete ad una specie di
cardatura, battendo vigorosamente e ripetutamente gli orli; in questo modo la materia
vegetale si sfascerà. Poi mettetela da parte. Basta un’ora e mezzo di lavoro continuo per
cardare tutto il mucchio; la materia vegetale apparirà ora diversa: avrà assunto un colore
marrone e avrà un odore amaro. Sarà tiepida, significando che la fermentazione é
iniziata.












8






Di tutti gli stati di compostaggio, questo dovrebbe essere quello in cui l’accuratezza è
essenziale.
Le misurazioni dovrebbero essere scrupolosamente rispettate. Larghezza alla base 2,2m.
Altezza al centro 1,6m, di forma triangolare. La lunghezza é determinata dalla quantità
di sterpaglia che dev’essere compostata. Con il forcone, gettatela sul mucchio, e questa
volta non premetela.
Se fate attenzione a gettarla ogni volta nell’asse centrale come sopra dimostrato,
troverete che il mucchio prende forma da sè.
Questo impiega mezz’ora.









9





Continuando a non premere il mucchio, spargete con una vanga uno strato di 2cm di
terra o sabbia o foglie compostate, o anche vecchio composto, sopra il mucchio.
Quest’operazione richiede un quarto d’ora.





Eccoci allo stato finale. Ponete dei grossi rami sopra la cima come per il tetto di una
capanna, per proteggere l’insieme dalla pioggia, vento, neve e sole. Questo lavoro
richiede un’ora, considerando il tempo richiesto per raccogliere i rami grossi dal bosco.
Nel corso di alcuni giorni, il mucchio comincerà a fermentare vigorosamente,
raggiungendo a volte temperature di 75°; questo é ciò che stiamo tentando di ottenere.
Le varie condizioni “aerobiche” e “anaerobiche” (con o senza la presenza di aria) sono
ben conosciute, e, dice Jean, sono state esaminate così attentamente da scienziati quali
Brétignières, Demolon, Burgevin, Howard e Caspari, per la fabbricazione di concime
artificiale, che non intendiamo ora entrare nel processo e la complessità di tutto ciò. La
cosa essenziale per noi in questo caso, pensiamo sia registrare gli ottimi risultati
ottenuti, se il lavoro viene eseguito secondo la tecnica di Jean Pain, rispettando i tempi
da lui indicati.



10

(Dopo 3 mesi...)

2. AGRICOLTURA: IL TERRENO


CONDIZIONI D’USO

Tre mesi sono passati....
Ecco il composto di sterpaglie pronto all’uso dopo 90 giorni di fermentazione ventilata.
Notate il mucchio quando viene tagliato: la ruvidezza della materia vegetale, nonostante
la sua apparenza, ha subito un soddisfaciente e sufficiente attacco batteriologico, percui
ora può essere utilizzata sulla superficie. Abbiate cura di esporla solo minimamente alla
luce del sole, e di ricoprirla con rami od una rete se dovete lasciare il lavoro per
parecchie ore.
“Ovviamente”, ci spiega Jean, “non c’é un limite di tempo per il suo utilizzo. Se non lo
necessitate immediatamente, ricoprite attentamente il mucchio. Dopo qualche mese
avrete un concime adatto alla semina, o anche per le specie rare e delicate in orticoltura
e floricoltura, a condizione che il mucchio venga rivoltato un mese prima dell’uso e
riportato alle sue dimensioni originarie”.
Bisogna ricordare che il composto di sterpaglia dopo 90 giorni può essere solamente
applicato sulla superficie e non mescolato col terreno, o sotterrato. In caso di
un’applicazione differente, procedete come spiegato, rivoltando il mucchio. Questo é
indispensabile. Sarebbe un grave errore incorporare nel terreno un prodotto così
grossolano da diventare un corpo estraneo nel terreno invece che nutrimento per esso.
In effetti, tale sbaglio porterebbe inevitabilmente ad un “blocco”, un termine che Jean
spiega così: “ introdurre una tal cosa nel terreno farebbe sì che il terreno utilizzi la
maggior parte della propria energia per “digerire”, “assorbire” e decomporla, a discapito
delle piante che vorremmo veder crescere e prosperare. Ancor peggio, poiché il
composto non viene “digerito” dal terreno nello stesso modo che avviene in superficie,
quel terreno sarà probabilmente in uno stato pietoso l’anno successivo, e in alcuni casi
anche l’anno seguente, poichè il materiale ligneo, parte del composto di sterpaglia,
impiega un certo tempo a diventare sufficientemente decomposto, e solo a quel punto é
capace di arricchire il terreno”.

11

Se, per motivi pratici, si vuole utilizzare il composto di sterpaglia come fertilizzante o
migliorante umico che può essere incorporato, come nel caso di una ordinaria
piantagione (cereali, alberi da frutta, verdure, vigne, etc.), c’é un semplice esame per
determinare se cio’é possibile o meno: prendete uno dei pezzi di legno più grossi dal
mucchio e provate a sbriciolarlo fra le dita; se resiste questa pressione, non é pronto per
essere incorporato; ma se si sfalda, significa che lo stato di decomposizione é
sufficientemente avanzato.
Si può generalmente assumere che il composto di sterpaglia possa essere incorporato
dal 9° mese in poi, se il materiale utilizzato nella preparazione proviene da rami non
molto legnosi, ossia che il più grande misuri meno di 1cm di diametro.
Se state utilizzando composto di un materiale scheggiato e compostato di diametro
molto più grande, come alberelli o cespugli interi, (che rappresentano la maggior parte
del materiale ottenuto da ditte che si specializzano nello sfoltimento di boscaglie), non
sarà possibile incorporarlo per 18 mesi o anche due anni e più, dipendendo da quanto
finemente la sterpaglia é stata scheggiata e raffinata.
(quantità e condizioni d’uso nel capitolo sui cereali)

APPLICAZIONE

12

Vista di una coltivazione di melanzane prima di deporre il composto di sterpaglie.
Notare le tavole di legno poste per permettere all’agricoltore di camminare avanti ed
indietro senza premere la terra. Le tavole saranno rimosse via via che il lavoro avanza.
Queste giovani piante furono messe nel suolo fra il 5 e il 10 Maggio. Precedentemente
c’era stato un raccolto primaverile di fagiolini nani, e prima dei fagiolini un raccolto di
lattuga invernale.
Torniamo ora un po’indietro. Nel Novembre dell’anno precedente, all’inizio del primo
gelo, il terreno era stato ripulito del suo raccolto di cocomeri. Gli ultimi frutti e le foglie
erano stati rimossi, e quello che rimaneva del composto e coperta della coltivazione
estiva era stato leggermente zappato nel suolo; poi la lattuga invernale era stata
immediatamente piantata.
La materia organica nutritiva di cui é fatto il composto di sterpaglia viene applicata una
volta l’anno, all’inizio della coltivazione estiva, in uno strato di 7cm. La coltivazione
estiva é la terza di un ciclo di rotazione del raccolto, che inizia con quella invernale.
Questa rotazione dei raccolti é ancora più importante qui che in ordinarie coltivazioni e
serve un doppio proposito; primo, nessun elemento naturale viene sprecato, e secondo,
i prodotti nutritivi che ne derivano sono utilizzati nel modo migliore: sappiamo che
verdure a foglia hanno bisogno di molto azoto, le verdure a radice di molto potassio, e
le verdure a frutto di acidi fosforici.
Non dimentichiamoci che la materia vegetale del bosco é l’unica sorgente che stiamo
utilizzando, anche per la sintesi, in una situazione dove l’uso dell’acqua, quell’agente
generale di dissolvimento, senza cui non possiamo far niente, sarebbe
necessaria...eppure non innaffiamo!



Veduta di parte della coltivazione estiva in Maggio mentre stavamo applicando il
composto di sterpaglia.
Notate le strutture utilizzate quell’anno: rami di cespugli d’erica.
Da allora, Jean consiglia di non utilizzare questi rami per quello scopo: c’é il rischio che
si spezzino nell’infilarli nel terreno, ferendo l’agricoltore.
Notate anche che le piante di pomodoro sono legate molto leggermente ai sostegni. “le
giovani piante non devono essere strangolate” dice Jean.

13
Una settimana prima della foto, le piante erano state leggermente potate per assisterle
nella crescita, rimuovendo i getti laterali che sarebbero stati di troppo per la pianta,
eccetto quello alla quinta foglia dal basso, che cresce rapidamente in un ramo uguale e
parallelo a quello principale, come un rampicante. Rimuovete ogni ramo, eccetto uno
ogni decima foglia. Questo dovrebbe essere fatto fino a Settembre, dopo di che la pianta
può essere lasciata a crescere a modo suo. Tutto ciò che dovete fare é tenere le piante
legate e raccogliere i pomodori.
A causa di questa prunatura particolare, Jean ottiene non solo piante fruttifere alte
2 metri e mezzo, ma anche una sorprendente quantità di frutti, a volte 20 kg e più.
Prima di piantare i pomodori, c’era una piantagione primaverile di spinaci.
Durante l’inverno, la stessa area era stata utilizzata per le carote, e prima ancora una
piantagione estiva di melanzane.
Generalmente, ci sono tre raccolti l’anno, a rotazione, eccetto quando ci sono verdure
invernali o primaverili che occupano il terreno per due stagioni.


SEMI


Per la semina in estate senza innaffiare, per esempio: carote, rape, insalata, etc., si
utilizzerà il medesimo procedimento usato per le piante: applicate uno strato di
composto di 7cm + una copertura di 10cm, ma quando siete pronti a seminare, aprite il
composto e la copertura, piantate il seme nel terreno, e poi, quando si sviluppa la
giovane pianta, riponete il composto e copertura; non piantate mai nel composto stesso:
esso é il nutrimento del terreno, non delle piante.
























14



Applicazione di composto di sterpaglia: viene solamente applicato alla superficie, non
incorporato. Un minuto dopo, Jean lo spargerà, a formare uno strato omogEneo di 7cm.
“Non c’é niente di male a spargere uno strato più spesso, se l’altezza delle giovani
piante lo permette”,dice.
Non va dimenticato, come Delomon ha dimostrato così bene ne “La Dinamica del
Terreno”, che il terreno é un ambiente vivente.
Uno dei vantaggi dell’utilizzo di questo composto e della vita che porta con la sua
intensa microflora e microfauna é che ha un valore apprezzabile e non rimpiazzabile.
Subito dopo questa operazione, Jean se ne andrà nella foresta a raccogliere aghi di pino,
così che il composto da applicare srà esposto il minimo possibile al sole; é ancor meglio
avere un copertura a portata di mano.
Notate le canne usate quell’anno per dare ombra fino a luglio.




15




Ecco Jean di ritorno. Ha avuto cura di raccogliere aghi solamente nei punti della foresta
di pini che erano molto densi, spessi e ben coperti, lasciando sempre una copertura
sufficiente a proteggere il terreno.


Quell’anno, per la prima volta, Jean decise di usare gli aghi di pino per la copertura
estiva, per dimostrare quanto sia utile questa sostanza, tenendo sempre a mente la lotta
contro gli incendi, e d’altro lato, dimostrare che non é impossibile trasformare questa
sostanza, considerata niente più che un impiccio (“rifiuti inutili che sterilizzano il
suolo”), in un prodotto che ha un certo valore quando viene utilizzato con questa
tecnica.



16

Da allora, molti individui ci hanno raccontato della loro soddisfazione nell’utilizzare
una copertura protettiva di aghi di pino.
Senza dubbio gli aghi di pino sono abbondanti, facili da raccogliere, voluminosi a causa
della loro abbondanza, e dunque leggeri da trasportare. Un altro vantaggio é che l’aria
circola molto bene attraverso la massa. In conclusione, l’esperienza sembra dimostrare
che animali distruttivi come i roditori (eg. ratti e topi di campo) non gradiscono
dimorare negli aghi, che invece accade quando la copertura é di erbe selvatiche, paglia o
fieno vecchio.
Sono stati anche fatti esperimenti con corteccie dagli alberi della foresta, in California; é
una soluzione interessante al problema dell’evaporazione, ma la corteccia dovrebbe
essere attentamente rimossa al termine del raccolto d’estate ( che non ha ricevuto
irrigazione), nello stesso modo degli aghi di pino o qualsiasi cosa utilizzata per
copertura e che non si decompone facilmente; Questo é importante e deve sempre essere
rispettato, per non introdurre la corteccia nel terreno così com’é.



COPERTURA

Qui possiamo vedere Jean mentre mette la copertura finale per la coltivazione estiva
(uno strato più spesso questa volta, circa 10cm). Questo é essenziale per coltivare senza
irrigazione artificiale.
“Non solo”, spiega Jean,”questa copertura preverrà che l’acqua evapori dal terreno e dal
composto, ma, durante la parte più calda del giorno, potra’ causare un’appreciabile
condensazione in cima al composto, e permettergli di lavorare intensamente
nell’oscurità”.
Egli continua dicendo,”ovviamente, foglie, paglia, fieno od erbe verdi non andate in
seme causeranno lo stesso fenomeno. Saranno ancora migliori, di fatto, poichè gli aghi
di pino dovranno essere inevitabilmente rimossi per la piantagione invernale che segue,
mentre la copertura con la materia vegetale menzionata sopra, può essere zappata
leggermente nel terreno al termine della stagione (sarà, a quel punto,diminuita
considerevolmente).
Per quanto riguarda gli aghi di pino, andranno, naturalmente, nel composto. Non
dovrebbero mai essere incorporati nel terreno così come sono.
Qualunque materia vegetale venga scelta come copertura per proteggere la terra e il
composto dall’evaporazione, sarà importante assicurarsi al momento dell’applicazione
che lo strato sia perfettamente omogEneo e che non ci siano fori o spazi malamente
riempiti, soprattutto ai piedi delle piantine ed intorno ai loro gambi.
17

Infatti, una copertura applicata male od imperfettamente, per esempio se i sentieri ed i
passaggi vengono lasciati scoperti ( pensando che sia sufficiente coprire solo l’area
coltivata), lascerebbe fuggire l’umidità dal suolo e sottosuolo attraverso le parti lasciate
scoperte.
Questo é importante, particolarmente se, come in questo caso, l’orto é piccolo, cioè
circa 100m2.



Veduta di una parte del giardino estivo, non irrigato, dopo l’applicazione del composto
di sterpaglie e la copertura finale con gli aghi di pino.
Jean ha rimesso le tavole, per evitare di schiacciare la terra durante i suoi frequenti
andirivieni per legare i pomodori. Dopo di ciò, le tavole verranno rimosse fino a chè le
piante dovranno nuovamente essere legate.
Notate il verde uniforme delle foglie dei pomodori e delle giovani piante, la clorofilla
essendo distribuita egualmente sulla superficie delle foglie. Non ci sono macchie gialle
o marroni, strisce o segni sintomatici di varie malattie batteriche o funghi microscopici,
che in questo stadio normalmente attaccano le piante cresciute in condizioni normali e
con l’uso di fertilizzanti.
A questo punto possiamo tornare indietro all’ultima frase della pagina precedente, ed
aggiungere dell’altro riguardo l’area dell’orto.
Molte persone, spesso quelle nel settore, vivaisti, orticoltori, etc..., chiedono se sia
possibile applicare questo metodo su scala più vasta; se tutte queste misure protettive
non causerebbero molte spese per la forza lavoro richiesta: Jean Pain ammette di non
avere esperienza nelle coltivazioni su larga scala, comunque, essendo attento
all’economia e a non sprecare, si é messo a fare dei calcoli molto precisi.
E’ arrivato alla conclusione che, nonostante il tempo supplementare richiesto all’inizio
della coltivazione estiva, nell’applicare il composto e ricoprirlo, l’agricoltore vince alla
grande per il fatto che non deve irrigare o lavorare il terreno per mesi a venire. A parte i
vantaggi strettamente materiali, bisogna anche tenere in considerazione la qualità del
prodotto, di per sè inestimabile.
Infine bisogna aggiungere che, molto logicamente, i risultati quantitativi devono
inevitabilmente essere uguali, se non maggiori, su larghe aree, poiché quando l’area é
più grande, si crea un micro-clima con una tendenza all’umidità, in una regione asciutta
come la nostra.

18


RISULTATI



L’autrice, nell’orto del marito, raccoglie un cocomero che pesa più di 6kg. Notare la
robustezza delle piante di melanzane. I loro enormi frutti si intravedano a malapena a
causa del fitto fogliame; sullo sfondo, contro la rete, piante chaillote, una specie
tropicale della famiglia delle zucche, che crescono in africa sotto questo nome e nei
caraibi sotto il nome di cristofine. Henry Sthele sottolinea che nella flora ecologica dei
caraibi il suo nome scientifico é sechium odulum, che significa sechia mangiabile. E’ un
buon frutto-verdura; é dolce e poò essere mangiato sia in insalata che grigliato. Nel
centro, un piccolo raccolto di grano quasi maturo (25 Settembre). Jean Pain lo coltivò
prima di tutto per vedere quante spighe dava questo tipo di grano (Talismano, fissato da
Raoul Lemaire, un grano tenero che fa del pane molto buono, ed una varietà molto
adatta per regioni asciutte e calde). Voleva anche vedere quanto la spiga mantenesse i
suoi grani nei venti forti (maestrale), anche negli stati avanzati di maturazione. Vorrei
aggiungere che la farina non setacciata di questo grano, lavorata con acqua di sorgente,
rende un pane delizioso, nutriente e dinamico.
Notate l’assenza totale di malattie nelle piante, foglie e frutti (sempre senz’alcun
trattamento).
Il giallo che si vede é dovuto all’invecchiamento naturale.
L’ultima pioggia risale al 27 Giugno, cioè 87 giorni senza pioggia.
La dimostrazione fu brillante. Quell’anno la copertura era di felci, tagliate quando
ancora verdi.
Jean Pain spiega: “a parte il fatto che questo tipo di coltivazione elimina l’irrigazione, si
ha anche il piacere di notare che un lavoro molto noioso viene eliminato, ed é il togliere
le erbacce; lo zappare e il rastrellare vengono pure eliminati; nulla di ciò é necessario
per più di cinque mesi, da Maggio a Novembre, che permetterà al giardiniere di fare
altri lavori, o anche andarsene per parecchie settimane, senza la paura di ritrovare al
ritorno coltivazioni ridotte al niente o coperte da piante auto-seminatesi.





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Jean Pain mostra l’interno di un cocomero, che abbiamo trovato più dolce, più
compatto, duro e soprattutto più saporito dello stesso frutto cresciuto con sistemi
ordinari.
Questo, incidentalmente, é uno dei tanti aspetti delle verdure e frutte cresciute con
composto di sterpaglia e senz’acqua; in ciascun caso la frutta e verdura é più densa, ha
miglior sapore e consistenza, ed e’meno prone ad attacchi parassitari.
La natura sembra aver concentrato tutte le sue energie nel dare il meglio di sè;
un altro segno: accade spesso che le caratteristiche fisiologiche delle piante così
cresciute assomiglino a quelle delle loro controparti selvagge. Le patate, per esempio, si
formano dopo che la pianta ha finito di fiorire ed i bulbi dei porri sono ben sviluppati,
come cipolle.



Veduta di una piantagione di pomodori il 30 Giugno, con i primi frutti che maturano
ancor prima che venga rimossa la copertura per il sole; la varietà coltivata ed adottata é
il Saint Peter.

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PATINATURA

Approssimatamente tre chili di composto di sterpaglia, tre chili di argilla rossa, tre litri
d’acqua, tutto mescolato.
Jean Pain, al culmine dell’estate Provenzale, 38° all’ombra, stà piantando un centinaio
di giovani porri, sempre senza irrigazione.
Ha preparato questo soluzione densa per assicurarsi che le giovani piantine
attecchiranno.
Le immergerà nella soluzione per ricoprirle, avendo tagliato le radici ad 1cm e le foglie
a 10cm.
Dopo di ciò, una volta nell’orto, toglierà la copertura e pianterà velocemente i porri nel
terreno, attraverso il composto, su un’area di 4m2, poi rimetterà immediatamente la
copertura.
















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Il bagno di argilla che raccomandiamo, é stato testato e provato esautoriamente da Jean
Pain.
Egli trova che previene il notorio verme dal penetrare la pianta nella fase più
vulnerabile. Questa patina non impedisce la crescita della pianta; che comunque, se ne
libera velocemente attraverso crepe nel terreno nei giorni seguenti.


Ora vi spiegerò come mai lo steccato intorno all’orto é così robusto: é abbastanza
lontano da qualunque angolo edificato o abitato; ci passano cinghiali; c’é una
considerevole attività notturna nei dintorni: volpi, tassi, conigli ed altri roditori, come
pure tutta la tribù piumata, di giorno c’e’ la nostra capra, etc.
Nessun tipo di dimostrazione sarebbe stata possibile senza una protezione di questo
tipo.
Ovviamente una tale costruzione non é giustificata in condizioni ordinarie, se per
esempio l’orto fosse vicino a una casa.




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Ecco parte della piantagione estiva alla fine di Agosto, alcune settimane dopo aver
piantato i porri; notate come hanno preso bene, e come sono cresciute le foglie; notate
anche, in cima alle foglie, quel che rimane della patina: sparirà presto completamente.
Se i porri hanno preso così bene, e sembrano così sani, ciò é dovuto in larga parte alla
ricchezza e qualità dell’incomparabile composto di sterpaglie; insistiamo sul fatto che
non ci sono state pioggie da quando i porri sono stati piantati...
L’aspetto seccato delle foglie di melanzane é alquanto normale per la stagione; ogni
sera, comunque, a prescindere dal calore giornaliero, le foglie si raddrizzeranno come
petali di tulipano, come per calmare la sete nell’aria notturna.
Notate la robustezza delle piante di pomodoro (sulla sinistra verso l’interno della foto).
Sono già alte 180cm, ed il loro fogliame é così ben sviluppato, che si vedono a
malapena i frutti. La loro produzione media in questo periodo é di oltre 6kg. L’enorme
superficie di fotosintesi é quì straordinaria, e supera largamente le regole conosciute,
qualunque sia il metodo di coltivazione. Si vedrà ancor più chiaramente nelle prossime
pagine. Sul traliccio a destra potete vedere i gambi dei fagiolini rampicanti (varietà
Contender) al massimo della produzione. Si vedono più ravvicinati in altre foto. La loro
altezza media, ancora nello stesso periodo, é di 2m. Ad una tale altezza, necessitano ed
utilizzano un’enorme quantità di acqua. Come per tutte le altre piante cresciute quì,
l’abbondante superficie fogliosa implica che c’é una considerevole traspirazione eppure
non ricevono alcuna acqua eccetto quando piove, che é un’occorrenza molto rara nella
Provenza d’estate.
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Veduta di una superba coltivazione di melanzane il 21 Settembre. Notate la qualità del
fogliame ed i gambi robusti, senza ancora nessun segno di sbilanciamento.
Altezza media a quella data: 120cm Produzione:5 melanzane per pianta
La produzione, fioritura e fruttificazione continuerà fino alle prime gelate di Novembre.


Settembre
Jean sul tetto dell’orto, dimostrando l’altezza delle piante di pomodoro: 2,50m
Davanti a lui, i fagiolini rampicanti cresciuti oltre la rete protettiva.


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Settembre: una piante di pomodoro Saint Peter nel terzo mese di produzione.

Settembre
Piantagione di melanzane, nel secondo mese di produzione; sullo sfondo, i fagiolini.
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Il professor Henri Stehle, uno scienziato francese particolarmente noto negli Stati Uniti
e in Francia per il suo lavoro di Ecologia e Botanica, in collaborazione con sua moglie.
Non rammenterò quì tutte le sue distinzioni e i titoli, troppo numerosi per questo spazio.
Dedicato a molte attività filantropiche, a livello sociale, culturale e scientifico, il
professore Stehle é anche presidente del Comitato Scientifico dell’Unione Regionale
della Provenza-Costa Azzurra-Mediterraneo, per la salvaguardia della Vita, Natura ed
Ambiente.
Nella sua vocazione di reputato ecologista, si interessa alla ricerca di Jean Pain, sia in
connessione con l’organizzazione forestale che dal punto di vista dell’agricoltura e la
protezione dell’ambiente.
Qui vediamo il professore Stehle con alcuni amici, mentre ci dà una brillante
spiegazione sulla parte rappresentata dai batteri e i micorriza (funghi microscopici) e la
loro azione nel processo di decomposizione della lignina e la cellulosa, componenti
principali del composto di sterpaglie. Più tardi ci spiegò il fenomeno di suberificazione
(o lignificazione) utilizzato dalle piante che crescono quì, per sopportare meglio la
traspirazione in queste condizioni particolarmente difficili.
Ci disse anche dell’effetto simbiotico causato dall’associazione di certe piante con altre
di spece diversa.
Mio marito ed io ci auspichiamo che uomini di questo valore e saggezza vengano al
giorno d’oggi largamente ascoltati, particolarmente dalle nuove generazioni, per le quali
questi anziani sono delle veritabili guide.











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A sinistra, piante di pomodoro in produzione; a destra, piantagioni di melanzane.



Jean,alla fine dell’estate, mentre apprezza la prodigiosa attività della fauna sotto la
copertura, nel composto e nel terreno.










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HUMUS
Il nutrimento ESSENZIALE del terreno.




Victor Lebrun, che negli ultimi quindici anni di vita di Tolstoy ne fu il segretario, era
sia un agricoltore competente che stimato. Morì all’età di 98 anni, avendo coltivato la
terra ed avendo cresciuto piante per più di sessant’anni. Durante gli ultimi quarant’anni
della sua vita divenne particolarmente interessato all’apicoltura. Nel 1921, all’età di
quarant’anni, sopravisse al grande carestia che uccise venti milioni di persone. Dovette
lasciare le terre del Caucaso, dove viveva con la famiglia, in un esodo verso cieli a quel
tempo più clementi.

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A parte l’amicizia reciproca che legava Victor Lebrun a Jean Pain, fu l’esperienza di
povertà e necessita’ di Lebrun che gli fece avere un tale interesse nel lavoro di mio
marito, che egli considera della stessa importanza dell’invenzione del fuoco!

Nella pagina precedente lo vediamo nel nostro giardino. Jean ha scoperto il composto e
sta’ spiegando le varie fasi nell’evoluzione del composto verso l’HUMUS.
Lo abbiamo sentito ripetere in ogni sua visita:”l’HUMUS essendo identico alla vita, é,
come la vita, indefinito ed indefinibile”.
Non dimentichiamoci che la razza umana é incapace di manufatturare il più piccolo filo
d’erba. Accontentiamoci dunque di rappresentare un’umile parte nella sua elaborazione,
pienamente coscienti di ciò a cui abbiamo diritto. Offriamo anche un tributo a quel
grande studioso, WASKMAN (premio Nobel per la medicina, 1952), per la sua
ammirabile monografia sull’HUMUS, pubblicata in seconda edizione nel 1938,
raggruppando i risultati di 1311 osservazioni diverse.

HUMUS:
“Una massa complessa, di colore marrone scuro, consistente di sostanze amorfiche
originate dalla decomposizione di materiale di rifiuto animale e vegetale, da parte di
micro-organismi, in condizioni aerobiche ed anaerobiche, normalmente trovato in campi
di torba, terreni, composti e cavità umide.
Chimicamente, l’Humus é fatto di componenti varie che hanno resistito ad uno stadio
avanzato di decomposizione; sostanze prodotte dalla decomposizione di compositi;
decomposizione sia per idrolisi, o per ossidazione, o per riduzione;
e dai vari compositi di sintesi dei micro-organismi.
L’HUMUS é una sostanza naturale; é un’entità complessa paragonabile alle piante,
formata da animali e sostanze microbe.
L’HUMUS possiede specifiche proprietà fisiche, chimiche e biologiche che lo rendono
unico fra i corpi organici naturali.
Da solo o per interazione con certi componenti minerali del terreno, l’HUMUS forma
un composto colloidale, i cui componenti sono collegati con la forza del contatto;
questo sistema si adatta a cambiamenti di condizioni, reazioni od umidità. Le numerose
attività dei micro-organismi del terreno costituiscono gran parte di questo sistema.”

Le proprietà dell’HUMUS sono state così riepilogate da Waksman:


1. L’HUMUS é di colore scuro, dal marrone al nero.

2. L’HUMUS é praticamente insolubile nell’acqua, anche se una parte può
entrare in una soluzione colloidale in acqua pura; l’Humus si dissolve in
larga parte in soluzioni leggermente alcaline, particolarmente nella bollitura,
lasciando un estratto di color scuro; una parte sostanziale di questo estratto
precipita quando la soluzione alcalina viene neutralizzata da acidi minerali.


3. L’HUMUS contiene una percentuale più alta di carbonio che le piante,
animali, corpi o microbi, la percentuale di carbonio essendo fra il 55% e il
56%, spesso raggiungendo il 58%.

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4. L’HUMUS contiene un grande quantità di azoto, spesso tra il 3% ed il 6%.
La percentuale di azoto può spesso essere inferiore a questo; nel caso di
torbe paludose a grandi altitudini, può scendere a 0.5%-0.8%. Questa
percentuale può egualmente essere più alta, particolarmente nel sottosuolo,
dove spesso raggiunge il 10% od il 12%.


5. L’HUMUS contiene carbonio ed azoto in proporzioni relative di 10 ad 1.
E’ dunque particolarmente indicato alle zone costiere. La proporzione varia
molto a seconda della natura dell’Humus, lo stadio di decomposizione, la
natura e profondità del sottosuolo, le condizioni climatiche ed altre varie
condizioni di formazione.

6. L’HUMUS non é statico, cambia, poichè si riforma continuamente dalla
materia di rifiuto delle piante ed animali, e cambia continuamente tramite
l’azione di micro-organismi.


7. L’HUMUS é sorgente di energia per lo sviluppo di vari gruppi di micro-
organismi, e durante la decomposizione emette un flusso continuo di
anitride carbonica ed ammoniaca.

8. L’HUMUS é caratterizzato dalla sua grande capacità di scambio e
combinazione con altri componenti del terreno, dalla sua capacità di
assorbimento dell’acqua, ed espansione. E’ anche caratterizzato da altre
proprietà fisiche e fisiochimiche, che ne fanno una delle parti più preziose
del sottostrato, recando la vita alle piante ed animali.






Una parola sull’uso dell’HUMUS giovane nella forma di composto di sterpaglia.
Sarà interessante menzionare che abbiamo fatto esperimenti applicando piccole
quantità di composto ed in seguito innaffiato; nutrito in questo modo, il terreno di
base sembrava aumentare la propria capacità di ritenzione dell’acqua, riducendo la
necessità di irrigare od innaffiare.




I nostri esperimenti sulla coltivazione senz’acqua nelle serre ci hanno dimostrato che
cio’ non é possibile, poiche’ il clima atmosferico e’ differente, e gli scambi aria-terra,
terra-aria non sono gli stessi che all’aria aperta.



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Sono passati molti anni dal 1° Maggio 1973,data della prima pubblicazione di questo
libro, anni di ulteriori esperimenti, applicazioni, seminari, diffusione ed adozione di
questo metodo da parte di migliaia di adepti, giardinieri ed agricoltori, in tutto il mondo.

Ci sono stati pochi fallimenti, dovuti nella maggior parte dei casi, ad una cura
insufficiente durante la preparazionedel composto di sterpaglie.
--normalmente é stata insufficientemente od inegualmente umidificata.

Per ovviare alla deficenza, e come continuazione dei nostri sforzi precedenti, é nata
l’industria del composto di sterpaglie; era esitante, non avendo allora nessuna referenza
reale, ma oggi offre all’utilizzatore un prodotto unico in tre forme differenti:
1. sterpaglie spezzettate
2. composto di sterpaglie elaborato recentemente oppure da usare come copertura.
3. composto di sterpaglie che può essere incorporato nei primi 10cm del
terreno.(vedi Condizioni d’Uso)
Descriviamo qui in basso l’utilizzo della terza forma :
Ecco le quantità che Jean Pain vi raccomanda di utilizzare:





 VIGNE ED ALBERI DA FRUTTA
Quantità per la piantagione: per 100 m2 (un’ara), 100 kg. Cioè 10 tonnellate per ettaro,
leggermente raschiate od arate nei primi 10 cm del terreno- 50 kg ai piedi di ogni pianta
dopo che é stata piantata e la buca ricoperta. Densità della piantagione: 200 alberi per
ettaro. Per arricchire il terreno, ogni autunno applicare, per 100 m2 (un’ara), 10 kg, cioè
1 tonnellata per ettaro, a condizione che il suolo non venga più disturbato, ma ricoperto
a primavera. La piantagione dovrebbe essere seguita da prateria permanente, che viene
falciata due volte l’anno, alla fine di Giugno e nuovamente alla fine di Ottobre.

ATTENZIONE! E’ molto importante falciare l’erba fin sotto al tronco dell’albero o
vigna, avendo cura di non lasciare alcun gambo che potrebbe danneggiare l’albero o la
vigna (questo é particolarmente vero per le piante giovani).


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CEREALI



 COLTIVAZIONE DI CEREALI, PIANTE LEGUMINOSE ED OLEOGINOSE
(grano, orzo, segale, avena, granturco, soia, colza etc.)
Quantità all’inizio della coltivazione o conversione: per 100 m2, 400 kg, cioè 40
tonnellate per ettaro.
Poi, negli anni seguenti, ( eseguendo la rotazione dei raccolti, naturalmente),
per 100 m2, 50 kg, cioè 5 tonnellate per ettaro, a condizione che tutti gli avanzi del
raccolto vengano falciati nel terreno.

SU UN BUON TERRENO: applicate le suddette quantità
SU TERRENO MEDIO: raddoppiate le quantità raccomandate
SU UN TERRENO POVERO: triplicate queste quantità

TERRENO BUONO: Per esempio, il terreno in vallata, terreno per la coltivazione
di vegetali- vari tipi di coltivazione-, che ha ancora una buona struttura granulare e
proporzioni normali di HUMUS: minimo 3%

TERRENO MEDIO: Per esempio, pianure argillose-gessose comuni nelle aree
mediterrane che non sono state fertilizzate biologicamente per lungo tempo
.
TERRENO POVERO: Per esempio, terrazzamenti, o colline che sono rimaste
incoltivate, ma non sono boschive o cespugliose, in effetti terreno nudo con molta poca
vegetazione.

Naturalmente bisogna considerare la situazione topografica di questi terreni ed anche il
clima.


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PRATO


 PRATO PERMANENTE PER PASTORIZIA O MIETITURA

Quantità richiesta per seminare all’inizio: per 100 m2, 300 kg; cioè 30 tonnellate per
ettaro.
Quantità richiesta quando si applica il composto di sterpaglie per la prima volta su un
campo d’erba già esistente ma che contiene ancora molte leguminose (tutte le varietà di
trifoglio,vicia(veccia), sanfoin(onobrychis), etc.) per 100 m2, 100 kg, cioè 10 tonnellate
per ettaro. Poi, negli anni seguenti, 20 kg per ara, cioè 2 tonnellate per ettaro, sempre
concesso che si falci e lasci sul terreno la crescita autunnale.

SU UN BUON TERRENO:applicare le suddette quantità
SU TERRENO MEDIO:raddoppiare le quantità raccomandate
SU UN TERRENO POVERO: triplicare le quantità raccomandate


 COLTIVAZIONE ORDINARIA DI FRUTTA E VERDURA
Questo tipo di coltivazioni richiedono maggiori quantità di materia umica ed organica:
DOSE ANNUALE COSTANTE: Per 100 m2, (1 ara) 500 kg, cioè 50 tonnellate per
ettaro.
Rimane ovvio che, anche quì, tutte le rimanenze dalle precedenti coltivazioni vanno
rimesse nel terreno, preferibilmente dopo averle compostate..

SU UN BUON TERRENO: applicare le suddette quantità
SU UN TERRENO MEDIO: raddoppiare le quantità raccomandate
SU UN TERRENO POVERO: triplicare le quantità raccomandate

IMPORTANTE: il composto di sterpaglie provvede al nutrimento del terreno. E’ di per
se’ sufficiente ed in nessuna circostanza sara’ necessaria l’applicazione di fertilizzante
“complementare”.
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INDUSTRIALIZZAZIONE DEL COMPOSTAGGIO DI STERPAGLIE

Quì il lavoro é diverso dal compostaggio manuale. Può funzionare a livello planetario e
rifertilizzare terreni deserti che fino ad ora non potevano venir considerati coltivabili.

1. PULITURA DELLA MACCHIA: un’operazione delicata in cui bisogna tener
conto dell’ equilibrio ecologico molto fragile del bosco; é un lavoro per la
forestale e per esperti. Ancora una volta, il nostro scopo é proteggere il bosco.
La foresta non va distrutta, ma schiarita e diradata.
Il materiale crudo é abbondante e si rinnova a velocità e quantità differenti, a
seconda del clima e del terreno; spesso ce n’é più di 50 tonnellate per ettaro.
Le sterpaglie ottenute dallo sfoltimento della macchia consistono principalmente
di piccoli alberi ed arbusti tagliati interi, eccetto per quelli lasciati a crescere
naturalmente.

2. SPEZZETTATURA: le dimensioni di questi alberi, a volte più di 10 cm di
diametro alla base, richiedono macchinari pesanti, potenti, per spezzettarli. Ci
sono vari tipi di macchine. Noi preferiamo il tipo che produce scaglie, piuttosto
che pezzetti; da questo dipende la qualità ed elaborazione del composto;
Frammenti lunghi e sottili sono migliori di quelli corti e grossi; l’acqua
penetrerà meglio, e dunque più velocemente. ( spessore ideale: 1 mm)

3. IMPREGNAZIONE: 1 m2 di sterpaglia idealmente spezzettata può assorbire e
ritenere 700 litri d’acqua nel giro di tre giorni. L’impregnazione si ottiene
bagnando ogni 10 cm, via via che cresce il mucchio (meglio, ogni 6-8 cm), fino
a saturazione; scavate un canaletto alla base del mucchio per raccogliere l’acqua
in eccesso; quest’acqua di drenaggio viene periodicamente riciclata-viene
spruzzata sul mucchio da una pompa a circuito automatico. Le dimensioni del
mucchio possono variare, ma per rendere le seguenti spiegazioni più chiare,
prendiamo come esempio un mucchio di circa 50 tonnellate: lungo 6 metri, largo
5 metri, alto 2,5 metri = 75 m3. Questo mucchio sperimentale di 50 tonnellate
rappresenta sia la quantità media ottenuta da un bosco mediamente pieno di
arbusti ( 35-40 tonnellate di sterpaglie) e la dose media di letame umico per un
ettaro di terra usata per coltivare cereali.

La densità del composto di sterpaglie varia a seconda del suo stato di
elaborazione;
gli arbusti spezzettati hanno una densità di circa 0,3.
Dopo l’umidificazione, 1 o più.
Pronta all’uso, 0,6-0,7.
Supponendo che questo mucchio sia inteso per uso agricolo ordinario, sarà
pronto dal 18° mese di fermentazione in poi, sempre a condizione che il
mucchio venga rivoltato almeno un mese prima dell’uso, e che l’analisi dello
sgretolamento fra le dita sia positiva (vedere Condizioni d’Uso)

Bisogna aver cura di mantenere una percentuale di umidità sufficientemente alta
(40%-50%) durante tutto il processo di elaborazione, se necessario con un
sistema automatico d’irrigazione.
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Vi chiediamo di leggere attentamente questo piccolo libro e seguire i consigli che vi
abbiamo dato, così che anche voi possiate ottenere risultati altrettanto eccezionali.

L’AGRICOLTURA E’ UN’ARTE DIFFICILE







































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Cogito, ergo NO SUV !!

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Re: orto estremo

Messaggio da mastrovetraio » 27 ago 2013, 8:26

Buon giorno. Un altro orto estremo, alimentato con fotovoltaico per la circolazione dell'acqua+nutrienti e per la vasca delle 6 tilapie ! Molto interessante perchè presuppone equilibrio energetico/alimentare/solare. Come al solito è in inglese, ma è ben spiegato. L'autore stesso dice che è un primo approccio sperimentale, quindi non aspettatevi roba da astronautica, ma il principio di base è molto interessante.

https://www.youtube.com/watch?v=JJL6uip ... ata_player


Qui spiega nel dettaglio come lo ha costruito https://www.youtube.com/watch?v=VtP68Ih ... ata_player

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