ilbadranuovo ha scritto:basta ...via sennò la fo lunga.....
Buona riflessione, però..... Bel post.
"Terapia di gruppo?".... E perché no? Anche se di solito chi si ferma in un forum come questo difficilmente ne ha bisogno. Quelli che effettivamente ne avrebbero bisogno frequentano altri forum e altri siti......
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Male che vada significa che abbiamo cominciato a riflettere..... O non abbiamo mai smesso. Mosche bianche in un'epoca come questa.
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Poi non è obbligatorio partecipare, che non ce lo ha mica ordinato il medico.
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A chi non piace può starne fuori.
"Competizione", oppure "Competitività", come la chiamano gli americani, che hanno esportato, anche da noi, molta dell'etica e della mentalità che ci ha reso come siamo adesso. "Competitività", che portata all'oltranza diventa egoismo e sopraffazione. E' quella cosa che serve ai predatori per prevalere sui loro simili e sulle prede, non so quanto possa essere utile in una società "civile" umana, ma tant'è.... E' quella cosa che ha sostituito l'amor proprio, la tolleranza, la comprensione, la disponibilità verso il prossimo e perfino la carità. Ci costringe ad essere il migliore, il più bello, il più "figo" il più invidiato. Se non sei "Er Più" non sei nessuno.... Mi spiace, non ci stò. Tutti siamo "qualcuno", unico ed irripetibile. Mi sento una persona "mediocre", ossia tutt'altro che il meglio, ma sicuramente non il peggio, e sto
bene così.
Che c'entra cole risparmio? C'entra, perché per essere così devi avere vestiti firmati e all'ultima moda, il cellulare di ultima generazione, gli occhialetti di moda sulla testa, che sugli occhi non servono a niente e fanno male dietro le oorecchie, devi avere lo scooter figo in estate, il SUV con lo stereo da 1200W, il tablet..... Non so che altro aggiungere perché di tutte 'ste stronzate non mi frega un tubo. Consumismo, spreco ad oltranza, sacchegggio delle risorse umane e mondiali.... E ti costringe a prevaricare gli altri, per "fare carriera", per non "perdere la faccia" davanti ai colleghi o agli "amici", facendoti scendere a pesanti compromessi con te stesso, con tutto ciò che poi ne deriva.....
Io sono del '50, nato un po' in ritardo sui miei tre fratelli, tutti tra il '35 e il '38, i miei genitori erano del '907, con pochi mesi di differenza. Si erano fatti due guerre mondiali..... E anche i miei fratelli si sono sobbarcati ben bene la seconda. Ma sebbene nel '50 le cose cominciassero un po' a migliorare, ricordo benissimo che tra fratelli ci si scambiavano i vestiti, passando man mano dai più grandi a quelli più piccoli, che si rattoppavano i calzoni, che mio fratello maggiore spesso portava i calzoni smessi di mio padre, almeno per andare al lavoro. Che i vestiti "buoni" si "rivoltavano, ossia si scucivano e si ricucivano al contrario, mettendo all'esterno la faccia buona della stoffa. Per i vestiti era una prassi piuttosto rara, ma per le giacche e i cappotti abbastanza frequente. Lavorava il sarto, se la madre di famiglia non era capace, un "normale artigiano" dell'ago e filo, che come tutti gli artigiani del tempo lavorava per vivere, non era un "imprenditore" o un "designer". E lavorava anche il calzolaio, con le stesse modalità, che le scarpe erano "toste" perché di cuoio vero cucite a mano, e che tutto questo costava un botto, ma durava una vita.... E questo non solo in famiglia, ma anche tra parenti ed amici. Nel palazzetto in cui sono nato, di una decina di famiglie, ci si aiutava e ci si tollerava l'un l'altro, e ci si scambiavano i vestiti anche tra conoscenti: "Che vi offendete signora Xxxxx se vi do questi calzoncini dell'ultimo, forse vanno bene al piccolo vostro...". "Ma che scherzate signora Zzzzz?! Vanno bene sicuramente! Anzi, ho un vestitino dalla mia seconda che potrebbe andare bene alla piccola vostra."
Questi erano discorsi all'ordine del giorno, sentiti da piccolo sul pianerottolo di casa tra mia madre e una delle altre donne. Perfino da mangiare ci si scambiava.... Chi aveva qualche parente in campagna era più ricco degli altri, e piuttosto che mandare a male qualcosa (i frigoriferi sarebbero arrivati molto dopo.....) si preferiva scambiarla con gli altri, e in questo modo si aiutava anche chi era in difficoltà, che di mezzi ne aveva pochi e soldi nessuno. E
non c'era nessuna vergogna in tutto questo!
Essere poveri è una condizione sociale, non una colpa! Alla base della povertà di molti c'è l'egoismo di pochi. E tanto più è grande la povertà dei molti tanto è più grande l'egoismo dei pochi. Ma questo da parte dei pochi è molto difficile da capire...... E la società attuale ci porta ad emulare ed invidiare i pochi, non a riflettere sulle conseguenze dei loro gesti e dei loro comportamenti.
Ricordo i calzoncini rattoppati e le scarpe lise, sotto al grembiulino che portavamo a scuola, che bene o male ci rendeva tutti uguali, anche se qualche differenza si notava comunque, che si andava a scuola a piedi, e lo facevano anche i "ricchi", e non solo noi poveracci figli di operai. Ci facevamo un paio di Km all'andata e al ritorno, in estate e in inverno, con la mantellina di tela gommata col cappuccio, quando pioveva, che sotto ci andava anche la cartella, rigorosamente di cuoio pesante un accidente, che era stata usata anche dai miei fratelli maggiori. Una mamma a turno accompagnava due o tre bambini, a volte di più. E tutto questo a Roma, ossia una grande città, non un paesino di pochi abitanti come quello in cui, fortunatamente, abito adesso.
A volte rifletto, e sono contento di diventare vecchio.... Nonostante abbia molto lavorato e poco sprecato, ho visto che la tendenza generale attorno è stata ben differente, e sono contento di non dovermene più preoccupare. Ma l'orizzonte è nero.....
E sono contento anche di aver modo di scambiare idee ed esperienze con altri che hanno la voglia di farlo.
L'ho fatta lunga, ma va bene così.
Buona domenica!
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