Che la nostra società attuale sia moralmente decadente è un fatto accertato..... E non mi riferisco all'onestà e alla rettitudine nei costumi, ma proprio alla disponibilità verso il prossimo. Purtroppo abbiamo assorbito un po' troppa "competitività" anglosassone e abbiamo perso quei valori di solidarietà e tolleranza che erano propri della nostra cultura. A questo punto resta ovvio che dove ci sono molte persone "accatastate" le une sulle altre, come nelle grandi città, la tolleranza è zero e il menefreghismo è a 100. Ci si sente "costretti" gomito a gomito con molte altre persone, l'intolleranza è inevitabile e la sensibilità va a farsi benedire.
Nei piccoli centri invece è ancora possibile recuperare gran parte delle relazioni umane necessarie. Per chi viene da fuori però è abbastanza lungo e faticoso "inserirsi", in quanto si entra in un contesto abbastanza chiuso, perché tutti si conoscono da sempre, si conoscono le relative famiglie e i relativi comportamenti. Uno che viene da fueri è un "corpo estraneo" che entra in un vero e proprio organismo vivente, con tanto di tessuto (sociale) e con una sua "circolazione" di relazioni già ben stabilita e consolidata. Bisogna avere pazienza e costanza, agire onestamente, essere disponibili e sopportare qualche piccola fregatura iniziale, perché non si sa chi sia "serio" e chi no (siamo tutti esseri umani), cercare di non creare e di smussare eventuali attriti, ma soprattutto cercare di essere se stessi sempre e comunque. A quel punto pian piano ci si ritrova inseriti. Non si può avere fretta, di sicuro non nel primo anno, e forse nemmeno in alcuni anni seguenti.
Parlo per esperienza personale..... Nel '76 me ne venni via da Roma per motivi di lavoro (ma ero MOLTO stanco della città....) e mi stabilii per un breve periodo in una grossa cittadina del frusinate, poi conobbi mia moglie e circa un anno dopo andai ad abitare al suo paese: 3000 abitanti (piu o meno....). Ho avuto la fortuna che lei fosse del posto, ma la sfortuna di avere un lavoro che mi teneva lontano da casa per moltissime ore al giorno, col risultato che dopo 15 o 20 anni, pur con un paio di figli che andavano a scuola in paese, in qualche caso ancora mi sentivo dire "hè, ma tu non si di qui....." anche dai parenti. Adesso naturalmente è tutto diverso....
@ Naturalist:
Immagino ti riferisca alla tua situazione attuale, visto che questo sarà il primo inverno che passerai nella nuova casa....
Come immagino la curiosità trattenuta che ti circonda (o "vi" circonda, se hai un partner...), ficcanaserie più o meno accentuate, e sguardi interrogativi quando vai in giro, ma poi quando avrai vinto le diffidenza e soprattutto trovato le "persone giuste" con cui relazionarti, alla fine sarà senz'altro molto meglio. Specialmente se vieni da una grande città....
Concordo con te che molte delle "malattie" moderne sono di origine psicosomatica, date dalle pessime relazioni e dagli attriti col prossimo, ma non per questo sono meno "concrete" di quelle "naturali", anzi, a volte sono perfino più perniciose. Avere rapporti "aperti" e onesti con chi ci stà intorno, tollerando qualche inevitabile rompitimpani aiuta moltissimo.
@ Offgrid:
Personalmente credo che sia difficile avere rapporti "profondi" con persone con le quali ti vedi o comunichi sporadicamente. A meno che non siano persone come amici e parenti che in passato hai frequentato bene e per parecchio. Oppure con persone con cui seguiti a comunicare frequentemente e di cui conosci bene "vita morte e miracoli".
Seguito a pensare che per sare bene con noi stessi bisogna essere "se stessi" sia con gli altri che con noi stessi (scusate il gioco di parole....), fare ciò che si deve, per la società e per il prossimo, ma anche ciò che si vuole, che ci piace, per se stessi, possibilmente del prorpio e nell'altrui rispetto. E non aspettarsi troppo dagli altri......