Nella foto sotto il generatore in versione originale, tutto "de ferro pieno".

Pesa un accidente..... Per alzarlo e spostarlo ho dovuto usare una carrucola appesa all'architrave della porta......
Questa l'etichetta con le caratteristiche.
La "scatola" che si vede sul davanti contiene una sorta di filtro antidisturbo, fatto con due bobinone di filo smaltato molto grosso e una serie di condensatori. Questi gruppi all'origine servivano come alimentatori per dei rice-trasmettitori per stazioni radio da campo. Il filtro serviva ad eliminare aventuali disturbi alla stazione radio. Il tutto aveva anche una presa di terra sulla carcassa, la vite che si vede fuoriuscire a sinistra, mentre a destra si vedono i morsetti di prelievo dell'alternata.
Ora tutto questo non serve più, per cui è stato tolto, e al posto suo montato un amperometro. Nella foto sotto mentre preparo lo scasso con seghetto e lima sul coperchio della scatola per far posto allo strumento.
Forature varie al trapano a colonna per il passaggio dei nuovi cavi e l'inserimento di altre due boccole di presa, stavolta per la corrente continua, una rossa per il positivo e una nera per il negativo.
Connessioni nella sctola di uscita. Dei due fili azzurro chiaro che escono da dentro il generatore, uno va direttamente alla boccola di uscita, l'altro "passa" dentro l'amperometro prima di arrivare all'altra boccola. I due fili azzurro scuro partono dalle boccole dell'alternata e vanno verso il ponte raddrizzatore (ancora non c'è....) da cui ritornano altri due fili, uno rosso positivo e uno nero negativo, che finiscono sulle rispettive prese di uscita della corrente continua. Questo è stato il lavoro più lungo, saldare tutti i capicorda alle terminazioni dei cavi prima di stringerli sui rispettivi contatti. In fondo, in alto a sinistra, si vede uno spezzone di dissipatore alettato che poi ho adattato per il ponte raddrizzatore.
Altra rognetta niente male: saldare i cavi sui terminali del ponte. I terminali sono piccoli, in teoria sarebbero adatti per dei faston, che io non uso perché hanno il vizio di allentarsi e fare falsi contatti, surriscaldarsi e bruciare i fili.... I fili daltronde sono da 6mmq, con 22A non potevano essere da meno. Intorno al foro ho messo un gommino passacavo, per impedire sbucciature con le vibrazioni.
Il dissipatore è fissato sulla carcassa del generatore tramite due bulloni avvitati in due fori filettati già presenti. Il dissipatore di calore è necessario in quanto il ponte dà una caduta di tensione di passaggio intorno ai 2,5V, che con i fatidici 22A fanno 55W che se ne vanno in calore..... Da quì il grosso radiatore d'alluminio.
Di dietro si vede la fiamma a gas accesa per riscaldare il grosso saldatore a stagno.
Due parole su quel tipo di generatori: in pratica sono costituiti da una dinamo e un alternatore coassiali. Sullo statore ci sono quattro grosse espansioni polari su cui sono avvolte le bobine di eccitazione, tutte collegate in serie, Sul rotore ci sono due tipi di avvolgimenti, concentrici. Quello esterno è un avvolgimento da indotto di dinamo, infatti smontando il rotore si vede il classico "indotto" di dinamo con tante scanalature che finiscono su un normale collettore a lamelle. Più in profondità invece ci sono gli avvolgimenti per generare corrente alternata, che finiscono ad un secondo collettore fatto ad anelli, su cui quattro grosse spazzole prelevano la corrente alternata. una configurazione inusuale per noi "moderni", abituati ad una struttura degli alternatori inversa: gli avvolgimenti induttori sul rotore e quelli indotti sullo statore. Erano fatti in questo modo perché inglobavano sia l'alternatore che la dinamo eccitatrice, senza dipendere da nessuna eccitazione esterna. Ovviamente la dinamo è calcolata in modo che a quel dato numero di giri eroga una tensione e una corrente di valore adeguato all'eccitazione dell'alternatore sottostante. La struttura meccanica, la forma delle espansioni polari e i rapporti tra i vari avvolgimenti garantiscono una certa stabilità di tensione per un dato carico e un dato numero di giri. Per la cronaca, questo lavorava a 60Hz, ossia a 1800 g/min, per averne 50 deve girare a 1500 g/min, per cui la tensione probabilmente sarebbe un po' minore dei 120V AC di targa. Nel caso si debba usare con un trasformatore per avere i "canonici" 230V bisogna prevedere il giusto rapporto di trasformazione. Questo sarà possibile solo misurando "in loco" con un tester la tensione alternata di uscita, possibilmente sotto carico. Per poter fare questa prova avrei dovuto rimontare il gruppo generatore completo ed effettuare dei test, e questo mi avrebbe fatto perdere almeno un'altra giornata. Cosa che vista l'urgenza.....
Nel caso invece che venisse usato per caricare il banco a 96V basterebbe accelerare di più o di meno il motore di trascinamento fino ad avere la giusta corrente di carica.
Come si vede nella foto seguente, ci sono due supporti circolari adiacenti, con due serie di 4 spazzole. Quelle che fanno capo ai due fili azzurro chiaro sono per il prelievo della corrente alternata, scorrono su due grossi collettori ad anelli lisci. Quelle a fianco, a cui sono collegati i fili isolati in tela, servono per l'alimentazione delle bobine di eccitazione sullo statore.
Ho marcato quei fili con pennarello rosso e blu per distinguerli dagli altri. In teoria quella dovrebbe essere la polarità che hanno, ma nel caso specifico ha poca importanza. L'importante è che non vengano invertiti, altrimenti si dovrebbe invertire il senso di rotazione del generatore, ma il funzionamento (funzionerebbe ugualmente....) non sarebbe più così stabile a causa della forma delle espansioni polari.
Quì sotto si vede un po' meglio il particolare del portaspazzole di eccitazione, sul polo negativo.
Sotto l'altra spazzola positiva.
Nel caso che il generatore rimanga fermo per molto tempo, potrebbe attenuarsi o cessare il magnetismo residuo dell espansioni polari, in questo caso rimettendolo in funzione non produrrebbe corrente. Con un piccolo impulso di corrente momentaneo (anche con una batteria mezza scarica....) su quelle due viti marcate col pennarello lo rimetterebbe istantaneamente in funzione, come ho dovuto fare io quando me lo dettero, dopo un lunghissimo magazzinaggio. Dopodiché, usandolo regolarmente o senza soste di mesi o anni, funzionerebbe normalmente ogni volta.
Nella foto sotto il particolare dei morsetti in alternata.
Dall'altro lato coi morsetti in continua.
L'amperometro è uno strumento da pannello, 25A C.A. fondo scala, già visto nella discussione sull'alternatore da autobus.
Sotto finalmente finito e richiuso.
L'unico punto debole del congegno, a mio avviso, è il ponte raddrizzatore. Un KPBC3510 ossia da 35A 1000V. I volt sono esuberanti, ne sarebbe bastato uno da 400V, ma avevo solo quello con quell'amperaggio lì, gli altri erano tutti di corrente più bassa. Ho solo il sospetto che alla lunga se si dovesse surriscaldare potrebbe andare in corto. Comunque rimanendo dentro i 22A che eroga il generatore non dovrebbe dare problemi. Avrei potuto fare un ponte composto, con quattro diodi da 40A 400 o 600V, ma mettersi a montare un affare del genere con quattro dissipatori su una piastra di vetronite mi avrebbe portato via ancora più tempo.
Ho da parte un altro di questi alternatori, che tenevo come pezzi di ricambio per questo, devo solo revisionarlo, forse cambiare uno o tutt'e due i cuscinetti, ma per il resto efficiente. Nel caso lo riprenda in mano farò le foto delle varie parti smontate e le posterò in qualche discussione, se di interesse generale.
Ho aperto in passato un altro alternatore, "civile" questa volta, da 5000VA, fatto con una architettura molto simile a questo, ossia con i campi induttori fissi e quelli indotti rotanti, aveva un ponte raddrizzatore per l'alimentazione delle bobine eccitatrici, che erano doppie, in parallelo e in serie alla tensione prelevata per uso esterno. Come si vede di generatori se ne possono fare di diversissimi tipi, senza ricorrere al "solito" Piggot o al solito alternatore da auto.

Spero di aver detto tutto ed essere stato sufficientemente chiaro..... Altrimenti sono quì.
