come richiesto da Ferrobattuto eccovi lo schema del circuito che uso per ricaricare le batterie cilindriche della sperimentazione dell'altra discussione, ho voluto aprire una nuova discussione per non rendere troppo lunga e dispersiva l'altra.
Il principio di funzionamento è quello di caricare una bobina in aria di generose dimensioni per poi interrompere improvvisamente la corrente e lasciare che il rilascio induttivo generi e riversi il picco di tensione verso la batteria da ricaricare, lo stadio di uscita non è altro che un secondo mosfet identico al primo usato come diodo, questo per risparmiare sui diodi shotky in quanto questi mosfet che ho scelto sono molto robusti e si trovano a circa 2€ su rs, e dopo aver scoperto che il mosfet è anche un diodo (non esiste un secondo componente interno connesso in parallelo come da sinbolo elettrico) ho voluto provare ad usarlo al posto degli shotky con risultati incoraggianti.
Invece che comprare 10 mosfet e 10 diodi compro 20 mosfet e ottengo un prezzo migliore, inoltre il IRFP4321 è un 78A 150V, per trovare uno shotky con tali valori spenderei ben più di 2€, è importante usare mosfet di adeguata portata sia in corrente che tensione perchè lavoriamo in un regime strano in cui durante la fase di carica della grossa bobina si ha un picco di corrente e durante il rilascio induttivo ci sarà un picco di tensione, ho provato a realizzare circuiti simili con mosfet più piccoli ma vedendoli sempre saltare per una ragione o per l'altra, di tutti quelli provati questi li suggerisco caldamente per il loro ottimo compromesso robustezza e prezzo!
ATTENZIONE!
PERICOLO:
il circuito non ha nessun feed-back, ovvero se per una qualsiasi ragione si stacca la batteria in uscita i picchi di tensione danneggerebbeo tutto lo stadio di potenza in una frazione di secondo e non toccate mai l'uscita in quanto c'è il pericolo di folgorazione anche se alimentate lo stadio di potenza con 12V in quanto la grossa bobina caricata con 50-100W di potenza può facilmente generare picci di 200-400V in uscita, anche se brevissimi pur sempre letali!
In teoria fin tanto che la batteria in uscita assorbe i rilasci induttivi non c'è nessun pericolo, si può toccare, ma non si sà mai l'imprevisto è sempre in agguato, meglio non tenere le manine sui due poli di uscita mentre è acceso

ATTENZIONE!
ESPLOSIONE:
sempre per il fatto che il circuito non ha retroazione e continua a pompare energia in uscita sotto forma di scariche ad alto voltaggio in qualsiasi condizione NON USATE BATTERIE VECCHIE, DIFETTOSE E USURATE, eviterei di usare questo circuito anche sulle piccole batterie da avviamento, se volete desolfatare batterie da auto o di recupero usate il caricabatterie desolfatante che pubblicherà Ferrobattuto, questo circuit è da USARE SOLO SU BATTERIE NUOVE, GROSSE O AUTOCOSTRUITE come le cilindriche dell'altra discussione o similari, dove i ponti di connessione interni sono grossi, solidi, robusti e affidabili.
Se per una qualche ragione i ponti interni sono corrosi, come nella maggior parte delle batterie da avviamento di recupero, può succedere che si interrompono e il circuito continuerò a pompare energia creando scintille dentro alla batteria dove si trovano gas di idrogeno e ossigeno pronti ad esplodere spruzzando acido in faccia a chi si trova attorno!
Questo circuit è inteso come caricabatterie desolfatante di potenza per grossi banchi batteria, da usare solo se esperti e ben consci del principio di funzionamento e dei rischi annessi.
Fatte le dovute premesse sulla sicurezza, passiamo al circuito:
sfrutto un SG3525 come oscillatore, modulatore dell'ampiezza dell'impulso e stadio driver per il mosfet, rispetto ad altri circuit, in questo modo si risparmia sui componenti in quanto serve un solo integrato, per esempio reperibile su rs per pochi euro, e pochi componenti passivi attorno, uso il pin di soft-start per regolare il pwm in uscita da 0 a 50%, vista la tipologia di eccitazione della bobina non serve, anzi è controproducente, andare oltre il 50% del duty-cycle, poichè bisogna dare un tempo minimo necessario alla bobina per scaricarsi completamente prima di rimagnetizzarla altrimenti andrebbe in saturazione diventanto un corto verso massa.
Nello schema ho indicato con Cx il condensatore che determina il range di frequenza che possiamo variare con il trimmer FREQ, solitamente un valore compreso tra 470nF e 10nF, con Lx ho indicato la grossa bobina in aria da usare per il trasferimento di potenza, nel caso delle batterie cilindriche ho sperimentato diversi valori partendo da 80Hz fino a 600Hz, regolando il pwm per dare una ricarica da 50W fino a 400W, ma dopo 2 mesi di prove nei vari cicli di ricarica i seguenti valori sembrano essere quelli che danno i risultati migliori di ricarica ed efficenza:
Cx = 100nF
pwm regolato per assorbire circa 50-100W
Lx = bobina da 100 metri di cavo da 4mm quadri da impianto elettrico (bobina in aria, nessun nucleo)
PRIMA ACCENSIONE:
Assicuratevi che il potenziometro PWM sia tutto girato vero massa, in modo che il pin 8 di soft-start sia a 0V, così quando accenderete il circuito non generà impulsi sulla bobina fino a che non andrete a ruotare lentamente il trimmer PWM, così che possiate tenere sotto controllo assorbimento in ingresso, tensione in uscita e scaricatore dando gradualmente potenza alla bobina.
