Come avevo scritto alla fine del primo post, mi venne in mente di provare col sistema di riduzione degli ossidi mediante carbone incandescente, come si fa per i minerali di ferro negli altiforni, per cui in seguito rimisi in moto la vecchia forgia, e quando i carboni erano ardenti, ci buttai sopra un po' di miscuglio di carbone tritato e briciole di ossidi, facendo arroventare il tutto per bene.

Subito cominciò a colare da sotto del piombo metallico liquido, in una teglia vecchia di alluminio. Piombo che non era presente nelle briciole....

Il tentativo, fatto un po' "alla carlona", diede comunque dei risultati, anche se misti a scorie e rimasugli di carboni, per cui mi sentii incoraggiato a proseguire.
Con quattro pezzi di angolare di ferro per scaffali, qualche mattone refrattario e un po' di fil di ferro misi insieme una specie di contenitore senza fondo, da mettere sul fornello della forgia e aumentare la quantità di materiale da scaldare.

Portato il tutto a temperatura, al rosso incandescente, cominciò a colare sotto una cascata di metallo fuso. Nonostante non avessi impiegato tutti i rimasugli e le briciole che avevo tirai fuori diversi chili di metallo pulito, raddoppiando praticamente la quantità di piombo ricavato.
Purtroppo c'erano degli "effetti collaterali": il primo era il denso fumo giallo e solforoso che si alzava dal miscuglio incandescente. Le briciole e i rimasugli impiegati erano pieni di residui di acido e di solfati, per cui togliendo il piombo tutto il resto se ne andava "in fumo".
Come seppi poi, ce lo spiegò Lupo Solitario (che è talmente solitario che non lo vediamo più da un bel po'.....

), sopra i 300°C l'acido solforico si decompone in anidride solforica, ma con la presenza del carbonio del carbone incandescente si ritrasformava addirittura in zolfo, evaporando e bruciando in parte, e in parte colando giù sulle pareti dei mattoni e sulla griglia. Questo sotto è il fumo giallo e denso.

Queste sotto sono le pareti interne dei refrattari, patinate di zolfo fuso.

Mentre qui sotto si vedono gocce di zolfo fuso rappreso, duro e cristallino, sul bordo inferiore dei mattoni.

L'altro "effetto collaterale" era che a causa dello zolfo che colava dentro e bruciava sotto si corrodeva immediatamente la griglia che sorregge i carboni accesi e da cui entra l'aria forzata, col risultato che dopo un po' cadeva tutto nel condotto dell'aria, ostruendolo e spegnendo tutto. La prima griglia, molto vecchia e in ghisa fusa, resistette di più, e mi permise di portare a termine la prova, ma.... Finì "a termine" anche lei. Le altre, in grosso ferro box saldato, duravano pochi minuti e facevano questa fine qui:

Come ho già spiegato altrove, i fumi sono pericolosi da respirare, una sola boccata e si rimane senza fiato, letteralmente, ma se ci si tiene sottovento e discretamente lontani non si respirano. Contengono vapori di zolfo, anidride solforica e anidride solforosa in quantità industriali. Potrebbero essere di molto ridottti col lavaggio del materiale da ridurre, con soda caustica o altro, o aggiungendo qualcosa che si combini con lo zolfo e ne riduca le emissioni, ma saranno solforosi sempre e comunque. Se liberati in momenti di pioggia o nebbia o grande umidità, vengono ridotti velocemente e precipitano come acidi, solforico e solforoso, che con il calcio contenuto nel terreno formano prevalentemente solfato di calcio, assolutamente neutro e innocuo (è la formula del gesso comune.....).
A me piacerebbe poterlo fare, in grandi quantità e senza troppi problemi, ma così come ho provato io è troppo rudimentale, anche se dimostra che il sistema può funzionare.
Ho usato la mia vecchia forgia da fabbro perché era lì a portata di mano, non perché ritenga che sia il sistema migliore, anche se a quel tempo a provare nello stesso modo furono diverse persone. Tutti con risultati positivi ma tutti con gli stessi problemi. Mettersi a costruire un sistema complesso di aspirazione e trattamento dei fumi diventa complicato e costoso, poco conveniente per chi vuol fare da se, ma se si riuscisse ad abbattere la quantità di emissioni a livelli "ragionevoli" sarebbe molto conveniente.
Il piombo metallico si può usare per tantissime cose, e in ultima analisi si può anche vendere. E' molto meno tossico di quanto ci spaventano dai media. Certo non conviene morderlo....

Ma diventa veramente tossico solo nella forma di composti più o meno organici, oppure se respirato in forma polverulenta, oppure se "fumato" insieme ad una sigaretta sporca di residui di piombo. Per il resto un paio di guanti ed una mascherina da verniciatore bastano e avanzano.
In passato, quando negli anni '60 facevo l'apprendista elettrauto, ho aperto e riparato molti di quegli accumulatori che sono nelle foto ad inizio discussione, e naturalmente a quei tempi nessuno ti diceva di metterti i guanti o la mascherina..... Forse le mani perennemente sporche di grasso da motori sono state la mia salvezza, o forse il lavarsi molto bene le mani (una tendenza che ho ancora.....) prima di mangiare o bere, e il fatto di non aver MAI fumato sicuramente è stato molto utile. Fatto stà che sono ancora quì.....
